Secondo un recente studio alcune infezioni potrebbero essere provocate dalla carne contaminata da Escherichia coli: ecco cosa c’è da sapere a riguardo
Uno studio condotto dagli studiosi della George Washington University Milken Institute School of Public Health ha messo in evidenza la probabile correlazione che vi è tra carne contaminata da E. Coli e infezioni all’apparato urinario.
La ricerca avrebbe fatto emergere che tra 480.000 e 640.000 di infezioni ogni anno sarebbero state determinante da “Escherichia coli” proveniente dalla carne.
Per lo studio, gli scienziati hanno utilizzato un recente metodo genomico che serve per capire da dove provengono tali infezioni. In più, la ricerca ha portato alla luce anche che vi è la possibilità di trovare tali batteri negli umani e negli animali. Questi ultimi riguardano anche quelli di allevamento.
Nel momento in cui gli animali sono mandati al macello ed hanno nel tratto intestinale E. Coli vi è la possibilità che anche gli umani siano a rischio contaminazione.
A proposito di batteri, spesso questi possono trovarsi in casa in luoghi inaspettati, ma come fare per eliminarli? Ecco cosa c’è da sapere a riguardo e a cosa prestare attenzione.
Ritornando all’argomento cardine di questo articolo, gli studiosi hanno campionato pollo, tacchino e maiale presso note catene. In seguito, hanno poi ricercato ed isolato E. coli; inoltre, gli studiosi hanno anche campionato sangue ed urina da alcuni soggetti ospedalizzati per infezioni relative all’apparato urinario.
Grazie allo studio dei genomi relativi a E. coli, gli studiosi sono riusciti ad identificare pezzetti di DNA del batterio in questione. Questi ultimi avrebbero colonizzato animali e umani.
Dalla ricerca è venuto fuori che circo l’otto per cento delle infezioni potrebbe provenire dalla carne consumata.
Inoltre, i ceppi scoperti non soltanto procuravano danni all’apparato urinario ma anche ai reni ed al sangue. Per maggiori informazioni sulla ricerca in questione basta cliccare QUI.
Le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi.
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