Il sottosegretario al Lavoro Durigon ha recentemente ribattuto alle parole del presidente dell’Inps sulla necessità di non cambiare la legge Fornero, rivendicando che l’azione del Governo deve essere invece mirata anche alla riforma complessiva della previdenza in Italia. I dettagli.
Proseguono gli scontri a livello politico tra maggioranza ed opposizione ed anzi gli animi non accennano a placarsi su una pluralità di questioni, dall’immigrazione al lavoro, passando per le politiche relative alla famiglia.
C’è poi il vastissimo capitolo pensioni e riforma della previdenza che continua a tenere banco in considerazione del suo estremo rilievo e della necessità, individuata da più parti, di introdurre novità sostanziali ed aggiornamenti in un sistema previdenziale antiquato nei meccanismi e non al passo con i tempi.
D’altronde di mezzo ci sono anche gli obiettivi del PNRR e le richieste UE, anche se c’è chi, come il Presidente dell’Inps Tridico, ha rivendicato invece la necessità di non cambiare o superare la legge Fornero che fu a suo tempo varata per contribuire a proteggere i conti pubblici del paese.
Proprio negli ultimi giorni però il ‘contrattacco’ di Durigon, attuale Sottosegretario del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo, non si è fatto attendere. Egli lo avrebbe infatti ‘accusato’ di essere già in campagna elettorale per le europee. Vediamo allora più da vicino che cosa è successo e il botta e risposta tra i due.
Il tema previdenziale non può che generare tensioni tra personalità del mondo della politica e delle istituzioni che la pensano diversamente. In una recente intervista ad un noto giornale italiano, Tridico ha in particolare sottolineato che la sostenibilità del sistema pensioni del nostro paese va salvaguardata non soltanto servendosi della forza lavoro rappresentata dall’amplissimo bacino dei migranti, ma anche e soprattutto indicando che la strada della modifica o dell’archiviazione della legge Fornero porterebbe molti più danni che benefici.
Il Presidente dell’Inps ha fatto notare che lo scenario della riforma pensioni tout court non si abbinerebbe all’andamento demografico negativo del paese e ha anzi espresso parere negativo circa la convenienza delle Quote che si sono succedute nel corso degli anni, ovvero 100, 102 e 103.
Tridico ha infatti sottolineato che le quote non sarebbero la soluzione ma un piuttosto un meccanismo idoneo soltanto ad irrigidire ulteriormente un sistema previdenziale a cui si legano peraltro conti pubblici appesantiti.
Come accennato all’inizio, non si è fatta attendere la risposta di Durigon che, nell’ambito di un convegno organizzato da Aepi, Associazioni europee di professionisti e imprese, per la sottoscrizione di un protocollo sulla sicurezza del lavoro con l’Inail, ha replicato duramente a Tridico – in un confronto sull’opportunità di riforma integrale dell’intero sistema previdenza e pensioni.
Anzi il Sottosegretario ha piuttosto rivendicato che i 41 anni di contributi più il requisito anagrafico dei 62 anni – appunto Quota 103 – è piuttosto un primo significativo passo per legare la riforma delle pensioni in cantiere ad un meccanismo di Quota 41 senza requisito di età e soprattutto per rispondere alle esigenze di sicurezza e salute sul lavoro, contro i rischi legati a chi, per mancanza di adeguata contribuzione, sarebbe obbligato a rimanere al lavoro oltre i 65 anni. E il riferimento va in particolare a quelle professioni che presentano un oggettivo rischio per la salute, specialmente in età avanzata.
Ecco perché, nonostante le critiche ricevute, non vi sono all’orizzonte ripensamenti da parte degli esponenti di Governo. Anzi la riforma strutturale ed organica delle pensioni deve essere letta all’interno di un percorso pluriennale e inquadrata come un obiettivo di legislatura. In conclusione al suo intervento in risposta alle dichiarazioni di Tridico, Durigon ha poi confermato che la legge Fornero non sarà lasciata intatta, confermando ancora una volta la linea dell’Esecutivo. Piuttosto ad essere variabili saranno le tempistiche per il raggiungimento degli obiettivi in fatto di riforma pensioni nel nostro paese.
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