L’assegno ordinario di invalidità diventa pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni. Il passaggio presuppone alcune condizioni da rispettare.
Scopriamo come procedere per trasformare l’assegno ordinario di invalidità in pensione di vecchiaia.
I lavoratori dipendenti privati possono far diventare pensione di vecchiaia l’assegno ordinario di invalidità senza dover inoltrare domanda. Condizione necessaria è soddisfare specifici requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla normativa.
Ricordiamo che l’assegno ordinario è una prestazione erogata dall’INPS ai dipendenti con capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di una infermità accertata di natura fisica oppure psichica. I versamenti finiranno nel momento in cui il lavoratore compirà 67 anni raggiungendo i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia. Affinché la trasformazione vada a buon fine, dunque, il lavoratore dovrà aver maturato almeno 20 anni di contributi. Soddisfacendo le condizioni, l’INPS procederà con il cambio di prestazione in modo automatico.
Il passaggio presuppone un controllo dei requisiti da parte dell’INPS. Accertato il compimento dei 67 anni di età e il raggiungimento minimo di 20 anni di contribuzione allora le erogazioni non saranno più dell’assegno ordinario ma della pensione di vecchiaia.
Verranno conteggiati ai fini del perfezionamento del diritto al trattamento di vecchiaia anche i periodi di fruizione dell’assegno durante i quali non si è svolta attività lavorativa. Questi stessi periodi, però, non conteranno per le determinazione della misura (ossia l’importo) della pensione erogata.
Un lavoratore ha maturato 25 anni di contributi svolgendo attività lavorativa per quindici anni con contribuzione effettiva e percependo per dieci anni l’assegno ordinario con contributi figurativi. Ebbene, l’importo della pensione di vecchiaia sarà calcolato unicamente sui 15 anni di contribuzione maturata per effettivo svolgimento di un’attività lavorativa.
Nel passaggio dall’assegno ordinario di invalidità alla pensione di vecchiaia il lavoratore guadagnerà diversi vantaggi. In primis non rischierà più la revoca della prestazione per il venir meno del requisito sanitario. Ricordiamo che i percettori di assegno devono richiedere il rinnovo della misura ogni tre anni e solo dopo il terzo rinnovo la prestazione potrà considerarsi definitiva (anche se l’INPS ha la possibilità di chiedere una visita di controllo delle condizioni in qualsiasi momento).
Un altro vantaggio è poter cumulare la pensione con redditi da lavoro dipendente o autonomo. Infine, la pensione di vecchiaia prevede che in caso di decesso del pensionato i superstiti possano ottenere la pensione di reversibilità.
La Corte di Cassazione ha stabilito come non sia possibile trasformare l’assegno ordinario in pensione anticipata ordinaria. Significa che maturare 41 anni e dieci mesi di contributi se donne o 42 anni e dieci mesi se uomini non sarà sufficiente per dare il via alla trasformazione.
I dipendenti del settore privato, però, possono anticipare il passaggio da assegno a trattamento di vecchiaia al compimento dei 61 anni (56 se donne) solo con invalidità accertata pari o superiore all’80%.
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