Il Reddito di Cittadinanza verrà abolito nel 2024 e rimpiazzato con altre misure di sostegno come l’assegno di inclusione.
L’assegno di inclusione prenderà il posto del Reddito di cittadinanza dal primo gennaio 2024, si tratta di una misura di sostegno di inclusione sociale ed economico.
È quanto emerge da una nota del Ministero del Lavoro, che chiarisce a chi spetta l’assegno di inclusione con un valore di 480 euro a cui può essere aggiunto un extra di 280 euro per l’affitto mensile.
Scopriamo, dunque, quali potrebbero essere i requisiti per accedere alla misura e la relativa platea di beneficiari.
L’assegno di inclusione divide i beneficiari in varie categorie:
Al primo gruppo appartengono le famiglie in cui è presente almeno un figlio minorenne, un ultra sessantenne oppure un disabile. I nuclei occupabili, invece, sono quelli in cui è presente almeno una persona di età compresa tra i 18 e i 60 anni. In pratica, si tratta di coloro che, attualmente, ricevono il Reddito di Cittadinanza per 7 mesi.
Per i nuclei familiari con difficoltà economiche e privi di membri occupabili (quindi anche quelli in cui vi sono disabili), gli importi dell’assegno di inclusione sarebbero più elevati.
Un soggetto solo dovrebbe percepire una cifra base di 500 euro al mese (come avviene per il Reddito di Cittadinanza). L’importo, inoltre, potrebbe aumentare in relazione alla quota aggiuntiva per l’affitto.
La categoria che, sicuramente, sarà più penalizzata è quella degli occupabili, cioè coloro in grado di lavorare. L’ipotesi più gettonata è quella di un versare un assegno base di 375 euro.
Le differenziazione, infine, dovrebbe riguardare anche la durata dell’assegno di inclusione. Per i non occupabili e i disabili, la prestazione verrebbe riconosciuta per 18 mesi, mentre per gli occupabili per non più di 12 mesi.
Per gli occupabili ci sarebbe anche un’altra penalizzazione. Infatti, non si potrebbe rinnovare (come il Reddito di Cittadinanza) ogni 18 mesi.
I non occupabili e i disabili potranno ricevere la prestazione, dopo la scadenza della prima domanda, per solo un ulteriore anno e dopo 1 mese dalla prima erogazione; gli occupabili, invece, otranno richiederlo dopo 6 mesi.
Una terza domanda, infine, potrebbe essere inoltrata dopo un periodo di pausa di un anno e mezzo.
È evidente che tale meccanismo è stato ideato per incentivare i soggetti che sono in grado di lavorare a trovare un impiego. A tal fine, dovrebbe essere confermato l’obbligo di non rinunciare alle offerte congrue. Queste ultime vengono considerate tali se compatibili con il profilo della persona occupabile e se la sede di lavoro è situata nella Provincia di residenza del beneficiario oppure in quelle limitrofe. Dovrebbero essere considerate congrue anche le offerte di contratti brevi, ma superiori a 30 giorni.
Introdotte anche le nuove soglie ISEE per la MIA. Il limite per poter richiedere il sussidio, infatti, dovrebbe passare dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. Questa limitazione, purtroppo, rischia di escludere moltissime persone.
Di positivo, però, c’è che la possibile modifica della scala di equivalenza, che farà incrementare l’ammontare della prestazione, in base ai membri del nucleo familiare. Per gli importi definitivi, tuttavia, bisognerà attendere notizie più certe.
Anche il requisito della residenza in Italia dovrebbe ridursi da 10 a 5 anni (in tal caso, il numero dei beneficiari aumenterebbe).
Dopo aver presentato richiesta per la MIA, i soggetti disabili e le famiglie prive di occupabili, dovrebbero essere indirizzati dai Comuni verso percorsi di inclusione sociale. Gli occupabili, invece, dovrebbero essere aiutati dai Centri per l’Impiego alla stipula di un patto personalizzato. Le agenzie private del lavoro, inoltre, riceverebbero sostegni economici per ciascun soggetto occupabile che contrae un accordo lavorativo, anche a termine o part-time.
Per combattere il fenomeno dei titolari di Reddito di Cittadinanza che, contemporaneamente, lavorano in nero, la Legge di Bilancio 2023 ha inserito una norma che permette il cumulo del sostegno con i redditi da lavoro stagionale o intermittente, fino a un massimo di 3 mila euro l’anno. Tale possibilità dovrebbe essere estesa anche a tutte le tipologie di lavoro dipendente. Se, per un contratto a termine di durata inferiore della MIA, si oltrepassa tale limite, il sussidio verrà sospeso per tutta la durata del rapporto di lavoro, per essere riattivato al termine.
In conclusione, ci saranno un bel po’ di novità relative al Reddito di Cittadinanza, nei prossimi mesi. Non resta che attendere la conferma ufficiale delle modifiche e scoprire in che modo si cercherà di sostenere i nuclei familiari in difficoltà.
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