I prestiti INPS del Trattamento di Fine Rapporto e del Trattamento di Fine Servizio sono fermi. Nessuna erogazione a breve, i lavoratori attendono.
Ricordate la possibilità per i dipendenti pubblici di chiedere i prestiti INPS del Tfr e Tfs a tasso agevolato? Le domande sono iniziate ad arrivare all’ente da febbraio ma le erogazioni sono ferme.
Gli iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali hanno seguito l’iter previsto per la richiesta dei prestiti INPS relativi al Tfr/Tfs maturato e non liquidato – al netto di interessi e spese – ma dei soldi ancora nessuna traccia.
Dallo scorso 1° febbraio l’ente della previdenza sociale ha reso possibile fare domanda di anticipazione ordinaria del Trattamento di Fine Rapporto per non attendere l’esigibilità e l’erogazione nei tempo dettati dalla Legge. I prestiti concessi dall’INPS hanno convinto molti cittadini per un doppio vantaggio rispetto ai prestiti concessi dalle banche. Parliamo dell’opportunità di fare domanda di erogazione dell’intero ammontare del TFR e non solo di 45 mila euro con in più un tasso di interesse inferiore (1% contro il 3/4%).
L’INPS ha comunicato che i tempi di lavorazione delle domande sono piuttosto lunghi. Si può arrivare anche a 180 giorni (sei mesi) a causa dell’elevato numero di richieste.
Come accennato, la proposta ha catturato l’attenzione di tanti cittadini sulla spinta del minor tasso di interesse rispetto gli istituti di credito. La possibilità di ottenere l’intera somma invece che solo una parte, poi, rende ancora più invitanti i prestiti INPS in un periodo di crisi economica. Si potrà godere dei vantaggi, dunque, ma attendendo fino a sei mesi. L’alternativa sono i prestiti concessi dalle banche ma a condizioni meno convenienti.
I lavoratori pubblici stanno da tempo combattendo una battaglia. Far dichiarare illegittimo il differimento del pagamento della liquidazione in atto per gli statali. Molti cittadini devono attendere fino a sette anni per poter ottenere i propri soldi accumulati durante la carriera lavorativa. Un tempo infinito soprattutto per chi verte in condizioni economiche precarie.
Spetta ai Giudici della Corte Costituzionale prendere una decisione valutando attentamente lo scenario. L’attenzione è talmente elevata che anche la sentenza tarda ad arrivare. Bisogna considerare che, nel caso in cui la richiesta dei lavoratori pubblici venisse accolta e il differimento dichiarato illegittimo, lo Stato dovrebbe pagare subito circa 13,9 miliardi di euro nel 2023. Somma che diventerà ancora più alta negli anni a venire quando sono previsti più di un milione di pensionamenti.
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