È tempo di dichiarazione dei redditi e molti stanno preparando i documenti da consegnare: tra questi anche i libretti postali?
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate dal 2 maggio è possibile consultare la dichiarazione dei redditi precompilata 2023 sia il 730 sia in modello Redditi. Dall’11 maggio si potrà anche modificare e inviare.
Nel raccogliere i documenti coloro che possiedono libretti postali si chiedono se devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi. Il dubbio è legittimo poiché le varie leggi fiscali hanno creato confusione e i contribuenti non sanno cosa fare. Non vogliono commettere errori e trovarsi poi davanti a un controllo del Fisco.
Il libretto postale è uno strumento di risparmio emesso da Cassa depositi e prestiti, perciò garantiti dalla Stato, ma distribuiti da Poste Italiane. Sono molto diffusi nelle famiglie italiane e servono per versare somme come deposito da utilizzare, poi, in un secondo momento.
Inoltre, se collegato a un conto corrente sui libretti postali possono essere versati anche stipendio o pensione. In questo caso, però, l’intestatario deve essere il medesimo e il libretto avere l’IBAN.
Parlano da un punto fiscale, sui libretti postali è dovuta l’imposta di bollo pari a 34,20 euro all’anno, solo se la giacenza media annua complessiva i 5 mila euro e se i libretti sono intestati al medesimo titolare. Inoltre, sugli interessi maturati è applicata una imposta sostitutiva con aliquota Irpef al 26%.
La domanda che si pongono i contribuenti è se devono dichiarare i libretti postali nel 730 o nel modello Redditi. La risposta è no. Il motivo risiede nel fatto che sono strumenti già tassati fiscalmente da Poste Italiane che acquisisce la ritenuta e la versa all’Agenzia delle Entrate.
In pratica, Poste Italiane diventa un sostituto di imposta e di conseguenza l’intestatario del libretto non deve dichiarare le somme depositate.
Comunque sia, all’Agenzia delle Entrate non si sfugge. Infatti, l’Ente sa chi possiede libretti postali, così come conosce chi ha un conto corrente. Questo è possibile grazie alle informazioni contenute nell’Archivio dei rapporti bancari e finanziari. L’archivio è parte integrante dell’Anagrafe tributaria e Poste Italiane (come gli istituti bancari) devono inserire periodicamente le informazioni dei contribuenti.
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