Il riconoscimento dell’invalidità civile comporta una serie di agevolazioni, non solo economiche. Che effetto ha sul diritto alla pensione?
I contribuenti affetti da invalidità debitamente accertata da una Commissione medico-legale possono andare in pensione prima.
Il nostro ordinamento previdenziale, infatti, contempla sei differenti metodi per smettere di lavorare in anticipo, utilizzabili dai lavoratori invalidi.
In particolare, stiamo parlando di: Ape Sociale, Quota 41 per precoci, Opzione Donna, pensione di vecchiaia per invalidi, Assegno Ordinario di Invalidità, pensione di invalidità per dipendenti pubblici.
Analizziamo tali misure nel dettaglio e scopriamo quali sono i requisiti di accesso di ognuna di esse.
L’Ape Sociale è rivolta ai lavoratori con almeno 63 anni di età e 30 anni di contribuzione, che hanno una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%.
La cifra della prestazione corrisponde al valore della pensione maturata al momento di presentazione della richiesta di accesso alla misura. In ogni caso, non può eccedere i 1.500 euro lordi mensili.
Oltre agli invalidi, possono beneficiare dell’Ape Sociale anche:
Quota 41 per lavoratori precoci non presenta un requisito anagrafico di accesso perché è rivolto a tutti coloro che hanno almeno 41 anni di contributi, di cui uno versato prima del compimento dei 19 anni di età.
Possono accedere alla pensione anticipata con tale strumento le seguenti categorie di soggetti:
Le lavoratrici possono usufruire, anche per quest’anno, di Opzione Donna. In seguito alla Legge di Bilancio 2023, possono ricorrere a tale strumento di flessibilità in uscita esclusivamente tali categorie di lavoratrici:
Per la pensione anticipata con Opzione Donna, inoltre, è necessario avere 60 anni di età e 35 anni di contributi. Il requisito anagrafico, tuttavia, è ridotto per le lavoratrici che hanno figli. In particolare, possono smettere di lavorare a 59 anni coloro che hanno 1 figlio e a 58 anni coloro che hanno 2 o più figli.
La pensione di vecchiaia per invalidi civili è un ulteriore metodo per abbandonare in anticipo la carriera lavorativa.
A differenza degli strumenti appena esaminati, richiede una riduzione della capacità lavorativa di almeno l’80% (cd. invalidità pensionabile) e 20 anni di contributi accreditati.
Gli uomini, inoltre, devono aver compiuto 61 anni di età, mentre le donne 56 anni. I non vedenti, invece, accedono alla pensione di vecchiaia per invalidi a 56 anni, se uomini, e a 51 anni, se donne. La pensione decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti richiesti.
È bene specificare che tale forma pensionistica può essere utilizzata solo dai lavoratori dipendenti privati. Sono, dunque, esclusi i dipendenti pubblici e i lavoratori autonomi.
I contribuenti che hanno un’invalidità riconosciuta pari o superiore a 2/3 hanno diritto all’Assegno Ordinario di Invalidità.
Con l’invalidità totale (al 100%), invece, spetta la pensione di inabilità lavorativa.
Per entrambe le prestazioni sono richiesti 5 anni di contribuzione, dei quali almeno 3 versati negli ultimi 5 anni prima della richiesta di pensionamento. Possono accedervi i lavoratori dipendenti, parasubordinati e autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria dell’INPS.
Ai dipendenti pubblici sono riservati tre tipi di pensione anticipata di inabilità assoluta:
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