I contribuenti che svolgono due lavori differenti possono scegliere quali contributi utilizzare per andare in pensione?
I requisiti per l’accesso alla pensione diventano sempre più stringenti. Per questo motivo, i contribuenti attendono con ansia la Riforma del sistema previdenziale.
Per evitare di dover attendere ulteriori anni per smettere di lavorare, coloro che sono prossimi al pensionamento studiano tutte le ipotesi disponibili per avere accesso all’assegno pensionistico. Gli strumenti a disposizione, infatti, sono numerosi.
Una situazione abbastanza complicata è quella che vivono i lavoratori che hanno svolto, nell’arco della propria vita, più di un’attività professionale. In questo caso, è importante saper scegliere quale strada intraprendere, per usufruire delle condizioni più favorevoli.
Ma come funziona in questi casi? Analizziamo la normativa e scopriamolo.
Il mercato del lavoro è diventato, negli ultimi anni, molto incerto e, per questo motivo, non è raro che le carriere dei contribuenti siano discontinue e precarie. Poche persone riescono a lavorare sempre presso la stesso datore, fino alla fine.
Per non perdersi d’animo, bisogna essere estremamente flessibili e disposti a cambiare anche più volte, se necessario. Sono frequenti i casi di lavoratori che passano dall’essere dipendenti pubblici a dipendenti privati, oppure da liberi professionisti a commercianti.
Ma le costanti variazioni di contratti lavorativi possono generare ansie ed incertezze, soprattutto nel momento in cui deve essere presentata la domanda di pensione. L’aver svolto varie attività professionali, infatti, può contribuire all’accumulo di contributi previdenziali accreditati presso differenti Enti.
Se si è iscritti a più di una Cassa di previdenza, per conoscere se sono stati maturati i requisiti richiesti per il pensionamento, bisogna sommare i vari versamenti. Se possibile, si può effettuare la ricongiunzione oppure la totalizzazione. Si tratta di istituti differenti che, tuttavia, permettono di perseguire lo stesso scopo. In cosa consistono?
Attraverso la ricongiunzione, il lavoratore può trasferire tutti i contributi maturati presso diversi Fondi previdenziali in un un’unica Cassa.
Si tratta di un’operazione che consente di ottenere una sola pensione, ma può essere molto costosa.
La totalizzazione, invece, è a titolo gratuito e permette di sommare tutti i versamenti accreditati presso diverse Gestioni.
Il lavoratore, così, non perde nulla di ciò che ha maturato nell’arco dell’intera vita professionale e può raggiungere i requisiti per andare in pensione.
Sia la ricongiunzione sia la totalizzazione non hanno alcuna conseguenza sull’assegno pensionistico, il cui importo rimane quello che sarebbe stato pagato da ciascun Fondo di appartenenza.
La differenza tra i due istituti consiste nella modalità in cui vengono determinati gli importi.
La ricongiunzione, infatti, utilizza i sistemi retributivo, misto e contributivo. La totalizzazione, invece, il solo sistema contributivo.
Si tratta, però, di misure alternative e, dunque, il contribuente ha l’obbligo di scegliere solo una delle due. La valutazione è strettamente personale e dipende dal numero dei versamenti maturati e dalla data in cui essi sono stati accreditati. Sulla base di tali elementi, ciascun lavoratore può scegliere l’opzione più conveniente per smettere di lavorare.
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