Il lockdown climatico non è un’immagine così fantascientifica e inverosimile come potremmo pensare, anzi forse è qualcosa di molto vicino.
La parola “lockdown” è inevitabilmente legata alla pandemia causata dal Sars-Cov-2. Presto però il principio cautelativo potrebbe essere applicato in altri ambiti, come quelli meteorologici.
Il mondo sta cambiando molto velocemente sotto ai nostri occhi, e forse la pandemia da Covid ha dato un’importante spinta alle nuove tendenze, che comunque erano già in atto.
Da molti anni i Governi e gli esperti lanciano allarmi sui pericoli del cambiamento climatico, ma di azioni finora se ne erano viste poche. O almeno la percezione delle persone era che la situazione fosse rimandabile, in un futuro chissà quanto lontano.
Invece adesso dobbiamo rispettare un’agenda che ha dato delle precise scadenze: entro il 203 dovremo abbattere considerevolmente le emissioni di Co2. Per arrivare all’ambizioso obiettivo verranno attuate diverse soluzioni. Tra queste, anche le restrizioni che abbiamo vissuto durante la pandemia. Ecco perché, secondo il parere degli esperti.
Forse tutti quanti ricordiamo che durante la “reclusione forzata” dovuta alla pandemia nel mondo si è registrata una drastica diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
I milioni di auto che si sono fermati, le attività umane ridotte ai minimi per la sopravvivenza e altri fattori hanno fatto comprendere a quasi tutti – anche ai non addetti ai lavori – che le nostre azioni hanno un forte impatto anche sul clima.
La conseguenza logica che ne scaturisce è che dovremmo cambiare completamente stile di vita, per far sì che la Terra si riprenda la sua salute e soprattutto per lasciare alle generazioni future un mondo migliore.
Ma forse non è propriamente facile ottenere tutto questo. In gioco ci sono innanzitutto gli interessi delle multinazionali, che vogliono ottenere profitto a tutti i costi. Senza pensare che il modello consumistico attuato fino ad oggi non è più, davvero, sostenibile.
La contraddizione è che si chiede sempre sacrificio ai cittadini, che dovranno adeguarsi alle nuove direttive: lockdown perché magari fuori ci sono le ondate di calore, o al contrario perché c’è il pericolo di alluvioni; rinunce a elettrodomestici perché l’energia costa troppo, o al contrario dover spendere molti soldi per cambiare l’impianto di riscaldamento o elettrico. Rinunce all’auto per spostarsi nelle città, dove le politiche dei limiti a 30 all’ora renderanno impossibile spostarsi, volenti o nolenti.
I cittadini sono divenuti più responsabili e sono favorevoli a cambiare abitudini per salvaguardare il Pianeta. Però i “sacrifici” dovrebbero farli tutti. Inutile obbligare le persone a comprare l’auto elettrica se poi, per alimentarla, dobbiamo rimettere in piedi le centrali nucleari; e questo è solo uno degli esempi dell’incoerenza che grava da parte della politica.
Pensiamo al dover rinunciare a cure adeguate tramite il SSN perché non ci sono le risorse, o a scuole costruite in modo sostenibile perché non ci sono i soldi, mentre per fabbricare le armi destinate alla guerra le risorse si trovano sempre.
E mentre i cittadini probabilmente dovranno fare molte di queste rinunce e altre ancora, compreso lo stare chiusi in casa per non emettere Co2, i “potenti” continueranno a usare il jet privato per andare alle Conferenze sul Clima. Ecco, forse qualche domanda dovremo cominciare a porla a chi di dovere. Innanzitutto a noi stessi. Che sicuramente vogliamo un mondo più pulito – e siamo disposti a cambiare per ottenerlo – ma anche una politica non ipocrita.
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