Spesso sentiamo parlare di stili di vita sbagliati che innescano le malattie, ma anche l’inquinamento gioca un ruolo fondamentale.
Nonostante le buone notizie circa le innovative cure, l’Alzheimer è una malattia che ancora desta molta preoccupazione. Soprattutto nei Paesi industrializzati.
Le cause delle forme di demenza, compreso l’Alzheimer e della degenerazione irreversibile delle cellule non sono ancora chiare al mondo scientifico, ma sono stati individuati alcuni fattori di rischio. Proprio a questo proposito spesso leggiamo che obesità, fumo, alimentazione scorretta inducono maggiormente ad uno stato infiammatorio dell’organismo, che poi innesca diversi tipi di malattie.
Proprio durante le ricerche sulle cause scatenanti, gli scienziati hanno individuato la predisposizione genetica; di conseguenza è allo studio un “vaccino” che potrebbe essere somministrato a coloro che hanno la mutazione che li potrebbe portare a sviluppare l’Alzheimer.
Sicuramente, insieme al fatto che recentemente è stata approvata una terapia genica come il Lecanemab, è una buona notizia. Ma sul fronte delle cause che fanno venire l’Alzheimer non ci sono buone notizie, ecco perché.
Oltre alla predisposizione genetica e ai cattivi stili di vita, l’organismo umano è soggetto a contaminazioni esterne. Non solo da parte di virus o batteri ma anche di sostanze, alcune delle quali sono tossiche. Soprattutto se l’esposizione nel tempo è prolungata.
Andando ad esaminare i metalli pesanti, come l’alluminio, gli scienziati hanno compreso che ormai l’essere umano – a causa proprio delle attività antropiche – ha continui contatti con essi.
L’alluminio è un metallo che si trova ovunque e in maggior quantità negli ultimi anni per via dell’uso di fertilizzanti, dell’emissioni dei veicoli, della diffusione massiccia di vernici e plastiche. L’uomo può entrare in contatto con l’alluminio attraverso l’aria, l’acqua e il cibo.
I metalli non essenziali al nostro organismo (come Ferro e Zinco, per citarne alcuni) vanno a sconvolgere l’equilibrio cellulare, innescando così le malattie, compreso l’Alzheimer. L’alluminio in particolare sembra riuscire ad attraversare la barriera ematoencefalica (quella che protegge il cervello) e colpisce le funzioni delle cellule neurali.
Uno studio in particolare divulgato già dal 2009 ha evidenziato come eliminare l’alluminio dall’organismo umano riesca in parte a diminuire il decorso della malattia neurodegenerativa. Più in particolare in alcuni pazienti è stata usata la deferoxamina, che ha permesso di diminuire il declino cognitivo nei pazienti sottoposti alla terapia.
Purtroppo però, l’arma migliore sarebbe quella di evitare il più possibile l’esposizione all’alluminio. Anche se non possiamo intervenire su larga scala, abbiamo l’opzione di usare con cautela i classici fogli di alluminio, le pentole, alcuni cosmetici che contengono sali di alluminio come i deodoranti, e possiamo controllare che nei detersivi o profumatori per ambienti che usiamo in casa non vi siano sostanze riconducibili ai metalli pesanti.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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