Trasferire denaro in contanti è consentito dalla legge, ma bisogna rispettare delle regole per evitare gli accertamenti sulla donazione.
La normativa italiana consente di effettuare donazioni anche di ingenti somme di denaro, ma l’Agenzia delle Entrate potrebbe predisporre dei controlli.
L’obiettivo del Fisco, infatti, è verificare che tali importi non derivino da redditi non dichiarati, per i quali va predisposta idonea tassazione, a seconda dello scaglione IRPEF relativo al singolo contribuente.
Di conseguenza, è compito del soggetto che versa contanti sul proprio conto corrente provare che quell’importo è stato già tassato alla fonte (come nel caso delle vincite al gioco) oppure che è esentasse (come i risarcimenti).
Ma quando scattano i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate? Non esiste una soglia fissa prestabilita. Senza dubbio, per le piccoli donazioni, di qualche centinaio di euro, è molto raro che il Fisco si attivi.
Un ruolo determinante è svolto dal reddito del contribuente perché, ad esempio, un disoccupato che versa regolarmente ingenti somme sul proprio conto desterà maggiori sospetti.
I controlli fiscali fisici, inoltre, sono ormai molto rari perché l’Agenzia delle Entrate si avvale dell’Anagrafe dei Rapporti finanziari. Non tutti coloro che ricevono una donazione, dunque, sono oggetto di accertamento.
Per evitare problemi è, tuttavia, opportuno non versare contanti sul proprio conto corrente, soprattutto se non si possiedono adeguate prove che giustifichino la provenienza del denaro (ad esempio, donazione). In ogni caso, ci si può avvalere di un atto di donazione sottoscritto dal notaio o recante data certa.
Se non si possono versare sul conto corrente per evitare di insospettire il Fisco, in che modo possono essere conservati i contanti?
Al di là dei metodi “tradizionali” della cassaforte e del salvadanaio, la maggior parte dei contribuenti preferisce tenere i propri soldi al sicuro presso le cassette di sicurezza delle banche.
Si tratta del metodo più utilizzato, soprattutto perché è raro che comporti una verifica fiscale. Se, infatti, l’Anagrafe tributaria avverte l’Agenzia delle Entrate della sottoscrizione di un contratto tra il risparmiatore e l’istituto di credito, per controllare il contenuto della cassetta di sicurezza, è necessario organizzare un’ispezione sul luogo. In caso contrario, verrà conservato il segreto.
È opportuno chiarire, inoltre, che i contanti non comportano alcun rischio se non vengono utilizzati oppure se non producono ulteriore reddito. Potrebbero sorgere dei problemi fiscali solo se le eventuali spese effettuate dal contribuente venissero tracciate dal Fisco e considerate incoerenti con i redditi dichiarati.
In queste ipotesi, infatti, potrebbero essere predisposti accertamenti attraverso redditometro, per escludere episodi di evasione fiscale.
Le spese che vengono controllate direttamente dall’Agenzia delle Entrate sono quelle per le quali son specificati il codice fiscale oppure la Partita IVA. Questo significa che, per essere in regola ed evitare che l’uso dei contanti insospettisca il Fisco, è necessario munirsi di ricevute che attestino le spese sostenute, come scontrini o fatture.
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