La donazione non è gratis ma comporta delle spese per la parcella del notaio e per le imposte fissate dalla legge. Quanto si spende in media?
La normativa stabilisce che, nel caso di donazioni che hanno ad oggetto immobili oppure beni di non modico valore (tra cui denaro), è necessaria la presenza di un notaio e di due testimoni.
In caso contrario, la donazione è nulla e può essere contestata in qualsiasi momento.
Non esiste una norma del codice civile che stabilisca chi deve pagare le spese notarili in caso di donazione. Si applica, tuttavia, l’art. 1475, in tema di vendita, e si ritiene che l’obbligo gravi sul donatario, ossia chi beneficia dei beni oggetto della donazione.
Ma le parti possono anche decidere diversamente, tramite atto scritto.
In caso di inadempienza di una delle parti, però, vige il criterio della responsabilità solidale tra donante e donatario e il professionista può rivolgersi all’altra parte per pretendere il pagamento dell’onorario.
La determinazione della parcella spettante al notaio per effettuare una donazione non è fissata dalla legge. Essa varia anche a seconda delle imposte che devono essere pagate dagli interessati e che il pubblico ufficiale stesso verserà all’Agenzia delle Entrate.
In ogni caso, il notaio è obbligato a presentare un preventivo scritto, precisando, in maniera dettagliata, quali sono le tasse e quali i compensi per il rogito.
Ricordiamo, inoltre, che oggi non sono più obbligatorie le tariffe personali, per cui l’onorario può essere concordato tra le parti. Di solito, il compenso è inferiore per le donazioni che riguardano la prima casa e si aggira intorno a 1.500 euro.
Se, invece, la donazione riguarda altre tipologie di immobili oppure beni mobili di elevato valore, la parcella può arrivare fino a 5 mila euro.
Ci sono, inoltre, delle specifiche tabelle relative ai compensi notarili, previste dal Decreto del Ministero della Giustizia n.140 del 20 luglio 2012, ma è sempre preferibile chiedere un preventivo.
Per effettuare una donazione, come abbiamo anticipato, è necessario pagare una serie di tasse. Nel dettaglio:
L’imposta sulle donazioni varia a seconda del valore del bene e del grado di parentela tra donante e donatario.
Se, infatti, la donazione avviene tra marito e moglie oppure tra ascendenti e discendenti, l’imposta è del 4% solo se il valore dei beni donati supera 1 milione di euro.
Se, invece, la donazione coinvolge fratelli e sorelle, l’imposta è del 6%, se il valore eccede i 100 mila euro.
Le donazioni tra parenti fino al quarto grado, affini in linea retta e affini in linea collaterale fino al terzo grado comportano il pagamento di un’imposta del 6%, senza franchigia.
Per le donazioni tra altri soggetti, infine, si versa un’aliquota dell’8% senza franchigia.
Se il beneficiario è affetto da handicap grave, la franchigia è pari a 1,5 milioni di euro.
L’imposta di registro corrisponde al 2%, nell’ipotesi di prima casa, mentre per gli altri casi è del 9%.
Solo per la donazione di beni immobili, infine, è necessario pagare un’imposta ipotecaria del 2%. Se, tuttavia, l’oggetto è la prima casa, la tassa è fissa e ammonta a 50 euro.
L’unica eccezione a tali regole si ha per le donazioni tra ex coniugi, per le quali non è prevista alcuna tassazione, perché sono necessarie per la regolamentazione dei rapporti patrimoniali.
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