Ipotesi pensione anticipata, l’APE sociale revisionata: su cosa si ragiona per la Manovra 2024 e come potrebbe funzionare: i dettagli
Quali sono le ipotesi, in tema pensione, per quanto riguarda la Manovra 2024, a proposito dell’Ape sociale revisionata: 62 anni per le donne, cumulo con previdenza complementare per giovani nel contributivo puro.
Tiene banco il tema pensione e si ragiona su quelle che, occorre sottolinearlo in premessa, sono soltanto ipotesi in fase di studio.
Nella Manovra 2024 occorrerà prorogare le forme di flessibilità in uscita. Ad ora parrebbe sicura la proroga di Quota 103, ovvero 62 anni d’età e 41 di contributi.
Così come APE Sociale (63 anni d’età e 40 di contributi riguardo caregiver, disoccupati di lunga durata e soggetti con quantomeno il 74% di disabilità. 63 d’età e 36 di contributi per chi è addetto a mansioni gravose).
Incerto il destino di Opzione Donna dove, ad essere valutata è la riduzione del requisito anagrafico per tutte a cinquantotto anni.
Al riguardo, non è noto se in sostituzione oppure come aggiunta alle nuove possibilità oggetto di studio, per le lavoratrici.
Sulle ipotesi, anzitutto una forma di APE sociale per le donne, con uscita a 62 anni; per quanto riguarda i giovani, una Pensione Giovani (Millennials) col ricalcolo contributivo.
Misura che permette il cumulo con previdenza complementare così da arrivare alla cifra da pensione maturata che serve per uscire dal mondo del lavoro.
Entrando più nel dettaglio, per chi ha cominciato a versare contributi dopo il 1996, i contributivi puri, nati prima degli anni duemila e che andrebbero in pensione dopo i settant’anni, si considera una valorizzazione degli importi versati alle varie forme di previdenza complementare, al solo fine della misura pensionistica.
Con la maturazione del diritto alla pensione, con l’età prevista e gli anni per la contribuzione ordinaria, però con assegno minore a ciò che si prevede per accedere a quella di vecchiaia o anticipata, 1.5 e 2.8 volte il minimo, potrebbero esser impiegati i versamenti alla pensione complementare, con l’utilizzo della rendita dei fondi pensione.
Il percorso sarebbe quello della pensione anticipata contributiva (64 anni d’età, 20 di versamenti, assegno minimo maturato 2.8 volte il trattamento minimo). O, la riduzione della cifra minima richiesta per l’uscita dal lavoro.
Una maniera insomma per portare i giovani verso la costruzione di una pensione integrativa visto che quella pubblica, in caso di ingresso nel lavoro tardi o di carriera discontinua, comporta la maturazione dei requisiti non prima di 74/75 anni.
Per quanto riguarda l’altra ipotesi, APE Donna, si tratterebbe di una misura d’accompagnamento alla pensione a 62/63 anni d’età più i requisiti che prevede APE Sociale. Ovvero, occorre appartenere ad una delle categorie sopra indicate con l’inerente anzianità contributiva.
A restare sarebbe anche il vincolo legato ad un assegno, al massimo pari a 1.500 euro sino alla maturazione della pensione. Requisiti che assomigliano a quanto previsto per Opzione Donna, ma con la differenza dell’assenza del ricalcolo contributivo della pensione.
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