Con la prossima Legge di Bilancio potrebbe essere introdotta una nuova misura destinata alle donne: Quota 84. Chi potrà accedervi?
Il tema delle pensioni delle donne è sempre stato al centro del dibattito politico, perché è obbligatorio trovare degli strumenti che rispettino le loro esigenze.
Per consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro alle contribuenti, l’Esecutivo sta pensando alla cd. Quota 84.
Il sistema consentirebbe di smettere di lavorare a chi possiede almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi.
Si tratterebbe, in pratica, di una sorta di pensione anticipata contributiva, con la differenza che non sarà prevista la necessità di un importo minimo della pensione.
Attualmente, infatti, per poter usufruire della pensione anticipata contributiva, è necessario che l’assegno spettante sia superiore almeno a 2,8 volte la pensione minima. Con un’anzianità contributiva di 20 anni, quindi, si dovrebbero percepire almeno 1.578 euro al mese.
Tale requisito, purtroppo, risulta fortemente limitante per molte lavoratrici che non percepiscono uno stipendio elevato e, per questo motivo, il Governo sta pensando ad una modifica. Con Quota 84, il limite potrebbe essere ridotto ad una cifra compresa tra 1.127 e 1.409 euro, consentendo la pensione anticipata ad una platea più numerosa di beneficiarie.
Un’altra modifica relativa al nuovo strumento di anticipo pensionistico destinato alle donne potrebbe essere una penalizzazione di minore entità, rispetto a quella prevista per Opzione Donna.
Per beneficiare di quest’ultima misura, infatti, è stabilito un ricalcolo col metodo contributivo dei contributi versati prima del 1996 (che, normalmente, sarebbero oggetto di calcolo retributivo).
Con Quota 84, invece, l’accesso alla pensione sarebbe possibile anche a coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e, dunque, la prestazione verrebbe calcolata interamente con il sistema contributivo, senza alcun tipo di penalizzazione.
Per valutare la concreta possibilità di introduzione di Quota 84 bisognerà attendere i risultati della simulazione compiuta dall’Osservatorio della spesa previdenziale, per scoprire quanti fondi servono.
Quel che è certo è che è necessario pensare a delle soluzione per facilitare l’uscita delle donne dal mondo del lavoro, anche alla luce delle limitazioni che sono state introdotte lo scorso anno per accedere ad Opzione Donna.
Ad oggi, è improbabile pensare ad un ritorno assoluto ai vecchi requisiti della misura di flessibilità, ragion per cui si pensa di estendere il meccanismo dell’Ape sociale alle sole contribuenti che possiedono specifici requisiti.
In particolare, l’Ape donna sarebbe riservata a coloro che:
La misura permetterebbe alle beneficiarie di ottenere una prestazione pari a 1.500 euro lordi al mese per 12 mesi, subito dopo l’interruzione del rapporto di lavoro e fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione.
Anche in questo, tuttavia, bisognerà attendere le mosse future del Governo.
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