Il Ministero ha introdotto un nuovo criterio per stilare la graduatoria dei vincitori del prossimo concorso scuola. In cosa consistono le Quote blu?
Sta facendo molto discutere una disposizione contenuta nella bozza del prossimo concorso per dirigenti scolastici, che si rifà ad una norma del Regolamento sull’accesso agli impieghi nella Pubblica Amministrazione.
Nel dettaglio, il provvedimento stabilisce che, nei bandi di concorso per una specifica qualifica, deve essere evidenziata la percentuale di rappresentanza dei generi. Nel caso in cui quest’ultima sia superiore al 30%, per i concorrenti a parità di titoli e merito, dovranno essere assunti con diritto di precedenza quelli che appartengono al genere meno rappresentato.
Per l’ambito scolastico, attualmente vi è una prevalenza di donne, con 8 docenti su 10 di sesso femminile.
Nelle scuole superiori, soprattutto, la percentuale di professoresse è cresciuto notevolmente negli ultimi 55 anni, passando dal 48% al 67%.
Questo si traduce anche in una quantità maggiore di donne che svolgono la professione di dirigente scolastico.
Il timore di coloro che sono intenzionati a partecipare al prossimo concorso per dirigenti scolastici è che vengano inserite le cd. Quote blu, per favorire i candidati di sesso maschile.
Il Ministero ha, tuttavia, specificato che non è stata introdotta alcuna Quota blu ma solo la possibilità, specificata nell’art. 10 della bozza del bando, che venga data la priorità al genere maschile, nei casi di parità di punteggio complessivo.
In altre parole, nell’ipotesi di parità in graduatoria, gli uomini avrebbero la priorità, perché appartenenti al genere meno rappresentato. Tale preferenza, però, non sarebbe in grado di modificare l’ordine in graduatoria dei partecipanti vincitori.
Il Ministero ha, quindi, dichiarato che è fuorviante utilizzate la locuzione “Quote blu“, perché indicherebbe una riserva a favore dei candidati di genere maschile. Riserva che, nei fatti, non dovrebbe esserci e che dovrebbe tradursi in una semplice preferenza.
In molti hanno cercato di focalizzare la questione su un altro importante punto e, cioè, sulle cause per le quali la presenza maschile nel settore scolastico si è fortemente ridotta. Per quale motivo gli uomini non scelgono più di diventare docenti?
Una possibile soluzione all’enigma potrebbe essere rinvenuta nel “Rapporto annuale sull’Istruzione nei Paesi industrializzati” pubblicata dall’OCSE.
Nel documento, vengono individuate due cause di questo divario occupazionale tra uomini e donne.
La prima consiste nella sussistenza di stereotipi di genere, per i quali le donne dovrebbero svolgere mestieri di cura, proprio come l’insegnamento, mentre gli uomini quelli più tecnici. Di conseguenza, gli uomini sarebbero disincentivati a scegliere la professione di docente.
La seconda causa è lo stipendio degli insegnanti, che non è elevato. Per esempio, in Italia la retribuzione dei professori si è ridotta dell’1,3% e, in media, corrisponde al 69% della busta paga di altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria. Questo rende la professione meno appetibile rispetto ad altre più redditizie.
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