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Pensioni

Addio alla pensione contributiva a 64 anni? L’ultima manovra del Governo terrorizza i lavoratori

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Dal 2024 potrebbe essere aggiunto un nuovo requisito per la pensione anticipata contributiva con 64 anni di età. Scopriamo quale.

La Legge di Bilancio 2024 ha stravolto il sistema degli strumenti di flessibilità in uscita e, molto probabilmente, potrebbero essere inserite delle restrizioni anche per la pensione anticipata contributiva a 64 anni.

La pensione contributiva a 64 anni potrebbe essere fortemente limitata – InformazioneOggi.it

Si tratta della misura destinata ai cd. contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi previdenziali a partire dal 1° gennaio 1996. Per accedervi, sono attualmente necessari 64 anni di età, 20 anni di contribuzione effettiva e un assegno minimo pari almeno a 2,8 volte l’Assegno sociale (cioè circa 1.400 euro).

Il Governo, tuttavia, sarebbe intenzionato ad intervenire proprio su quest’ultimo requisito, innalzandolo a 3,3 volte l’Assegno, ossia circa 1.600 euro.

Questa modifica potrebbe compromettere l’accesso al pensionamento anticipato di un gran numero di lavoratori, disincentivandoli a smettere di lavorare prima del compimento dei 67 anni di età (obbligatori per la pensione di vecchiaia).

Allo stesso tempo, è stata prevista la possibilità di riscattare 5 anni scoperti da retribuzione, successivi al 1995, anche da parte del datore di lavoro.

Ma le modifiche spaventano gli interessati.

Pensione contributiva a 64 anni: tutti i requisiti di accesso

Per la maturazione del presupposto contributivo, vengono considerati soltanto i versamenti effetti, ossia quelli obbligatori, volontari e da riscatto, ad esclusione, dunque, della contribuzione figurativa.

È, inoltre, richiesto che tutti i contributi siano stati accreditati nel sistema contributivo puro, cioè dopo il 31 dicembre 1995.

Si può anche procedere con il cumulo delle varie Gestioni INPS, nelle seguenti ipotesi:

  • quando i versamenti sono iniziati dal 1996 e non si possiedono contributi antecedenti;
  • quando si possiedono contributi nella Gestione Separata.

Alla luce di quanto chiarito, appaiono evidenti le differenze tra la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata contributiva. Per la prima sono necessari 67 anni di età e 20 anni di contribuzione, mentre con la seconda servono 64 anni di età e 20 anni di contribuzione (a partire dal 1° gennaio 1996).

Per coloro che non possiedono il requisito contributivo, però, la pensione di vecchiaia slitta a 71 anni, quando saranno necessari anche solo 5 anni di anzianità contributiva.

Andare in pensione a 64 anni è davvero conveniente?

Come tutti gli strumenti di flessibilità, anche la pensione anticipata contributiva ha degli svantaggi.
Conviene, senza dubbio, a coloro che non hanno versamenti previdenziali accreditati prima del 1° gennaio 1996.

Chi, invece, ha dei contributi versati prima di tale data, può optare per il calcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico, al posto di quello misto. In quest’ipotesi, tuttavia, potrebbero sorgere delle problematiche e, dunque, sarebbe meglio prima valutare tutte le possibili implicazioni.

Non sempre smettere di lavorare con qualche anno di anticipo produce dei benefici. Il sistema contributivo puro, infatti, prevede delle penalizzazioni sull’importo della pensione spettante.

Per verificare l’ammontare della riduzione, è utile effettuare una simulazione tramite il sito dell’INPS, prendendo in considerazione anche i periodi mancanti al raggiungimento dei 67 anni di età, necessari per la pensione di vecchiaia ordinaria.

La pensione anticipata contributiva, infine, potrebbe convenire ai contributivi puri perché, per essi, anche la pensione di vecchiaia impone un importante limite e, cioè, che l’importo della prestazione sia pari almeno a 1,5 volte l’Assegno sociale.

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