Grazie alla perequazione, tutte le pensioni subiranno dei rincari. La misura riguarda anche gli strumenti di anticipo pensionistico? Scopriamolo.
La perequazione delle pensioni consiste nell’adeguamento annuo al tasso di inflazione di tutti gli assegni pensionistici.
Tramite questo meccanismo, gli importi delle pensioni vengono rivalutati e innalzati, a seconda dell’andamento del costo della vita, sulla base dei dati che vengono forniti dall’ISTAT.
Lo scopo della perequazione, dunque, è quello di salvaguardare il potere d’acquisto delle prestazioni pensionistiche. Poiché l’inflazione è notevolmente aumentata negli ultimi mesi, anche nel 2024 ci sarà un incremento dell’ammontare degli assegni.
La perequazione trova applicazione per tutte le tipologie di pensioni pagate dall’INPS e, dunque, la previdenza pubblica, le gestioni dei lavoratori autonomi, le gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative ed aggiuntive.
Possono essere rivalutate, inoltre, sia le pensioni dirette sia le pensioni ai superstiti (cioè reversibilità e indirette), anche in caso di integrazione al trattamento minimo.
L’indice di perequazione per le pensioni che hanno decorrenza 1° gennaio 2023 equivale al 7,3%.
Uno dei dubbi più frequenti tra i contribuenti è se la perequazione si applichi anche alle pensioni anticipate e, in particolare, a Quota 103, che, da quest’anno, ha preso il posto di Quota 100 e di Quota 102.
Per Quota 103 è stato introdotto il limite massimo fino a 5 volte il trattamento minimo e, quindi, molti si chiedono in che modo possa coesistere tale principio con la rivalutazione.
Precisiamo che la perequazione automatica riguarda tutte le prestazioni previdenziali e, di conseguenza, anche Quota 103.
In questo caso, tuttavia, l’incremento dell’importo deve rispettare il vincolo imposto dalla previsione del tetto massimo. Al contrario, non sarebbe possibile beneficiare dello strumento di flessibilità in uscita.
Se la cifra rivalutata è superiore al limite massimo consentito, il prossimo anno la pensione sarà rivalutata fino a raggiungere la soglia legale delle 5 volte il minimo.
Cosa significa? La perequazione dovrebbe corrispondere al 5,4%. Il trattamento minimo, dunque, dovrebbe salire dagli attuali 567,94 euro a circa 598 euro. Il limite per coloro che aderiscono a Quota 103 nel 2023 è di 2.990 euro.
L’indice di rivalutazione per gli assegni pensionistici tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo si determina applicando l’aliquota dell’85%. Se anche nel 2024 verrà confermato l’indice di perequazione del 5,4%, l’incremento di tali pensioni ammonterà al 4,59%.
In conclusione, se, applicando questa percentuale alla pensione, dovesse essere rispettato il limite dei 2.990 euro, allora la rivalutazione sarà dell’85%.
Se, invece, viene superata la soglia massima dei 2.990 euro, allora la rivalutazione scenderà fino a quando non verrà rispettato il limite delle 5 volte il minimo.
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