L’Esecutivo è alla ricerca di fondi per finanziare gli assegni pensionistici e ad essere penalizzate potrebbero essere proprio le pensioni anticipate.
Il Governo è al lavoro per trovare le risorse economiche necessarie per attuare la tanto attesa Riforma delle pensioni.
Si cercano, intanto, dei metodi per evitare il ritorno assoluto della Legge Fornero e, dunque, si pensa a nuovi strumenti di pensione anticipata.
Già dal prossimo anno, circa 732 mila lavoratori dovranno abbandonare ogni speranza di uscita anticipata dal mondo del lavoro.
In effetti, l’art. 33 della nuova Legge di Bilancio prevede una riduzione delle aliquote contributive che riguardano gli anni compresi tra il 1981 e il 1995. La Manovra ha suscitato una serie di malcontenti e, per questo motivo, il Governo sta cercando di trovare delle soluzioni adeguate.
La normativa andrebbe a penalizzare, nei prossimi 20 anni, una larga fetta di lavoratori pubblici, tra cui dipendenti degli Enti locali e delle Camere di Commercio, sanitari, insegnanti e coadiutori degli Uffici Giudiziari.
I dipendenti del settore sanitario, come medici e infermieri, hanno già annunciato una serie di scioperi per protestare contro le novità della Legge di Bilancio.
Per risolvere questo problema, è necessario trovare un’alternativa per la pensione anticipata che vada bene a tutti e che, allo stesso tempo, non gravi eccessivamente sulle casse dello Stato.
Le uniche due strade percorribili sarebbero quelle dell’abolizione totale della pensione anticipata o di una sua correzione.
Non bastavano le penalizzazioni introdotte per l’accesso a Opzione Donna. Negli ultimi giorni, anche molti altri lavoratori stanno protestando per le modifiche che il Governo ha intenzione di apportare al regime della pensione anticipata.
Il problema della spesa per le prestazioni previdenziali rimane, purtroppo, uno dei più difficili da superare.
Per questo motivo, l’Esecutivo ha pensato di modificare le aliquote per tutti coloro che scelgono di smettere di lavorare in anticipo oppure di posticipare la pensione anticipata di uno o due anni. Si stima, infatti, che un posticipo di due anni consentirebbe allo Stato di risparmiare circa 43,2 milioni di euro.
In quest’ultima ipotesi, già dal 2024 circa 31 mila contribuenti perderebbero l’opportunità di accedere al pensionamento prima dei 67 anni di età.
Per recuperare soldi, poi, potrebbe esserci un taglio degli assegni pensionistici del 5,6%, concedendo, poi, ai pensionati la possibilità di recuperare le somme perse attraverso un conguaglio da applicare nel 2025, quando, ormai, si spera che le casse dello Stato siano più floride.
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