Le pensioni oggi si reggono su un sistema normativo che andrebbe cambiato radicalmente, per evitare che la questione previdenziale diventi una bomba sociale.
I conti pubblici non consentono di pianificare una riforma pensioni integrale nel 2024. Le aspirazioni delle sigle sindacali, e degli stessi lavoratori con molti anni di versamenti contributivi alle spalle, era quella di potersi giovare – finalmente – di una maggiore flessibilità in uscita, ma così non sarà. O almeno per il prossimo anno non sono previsti capovolgimenti e novità epocali in una materia come quella della previdenza, che pur necessiterebbe di nuove norme.
Il testo della manovra 2024, che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio, non registra infatti ‘scossoni’ in tema di pensioni e percorsi agevolati per l’uscita dal mondo del lavoro. Piuttosto, soltanto poche norme di aggiornamento che non lasciano intravedere alcuna riforma nel breve termine. Vediamo più da vicino.
Un dato di fatto è il seguente: anche il prossimo anno la legge Fornero rimarrà nella sua struttura e rigidità. Questo nonostante le tante voci contrarie e l’intenzione originaria, da parte dei partiti al Governo, di superare un testo come l’appena citata legge del 2011, che ha reso più complicato pensionarsi.
Al momento non si sa se e quando la legge Fornero sarà davvero sostituita ed, anzi, nell’ultima NADEF il controverso testo è stato elogiato perché ha avrebbe avuto – ed ha – il pregio di migliorare in modo sostanziale la sostenibilità del sistema pensioni nel medio e lungo periodo.
Al contempo detta legge contribuirebbe all’equità tra generazioni e sarebbe tuttora un pilastro della previdenza, visto che il crollo della natalità in Italia – come sostenuto anche dal Ministero dell’Economia – non consentirebbe di giocare la carta del varo di una riforma pensioni lungimirante e rischiosa per i conti pubblici.
La legge di Bilancio per il prossimo anno sarà presto approvata, ma per quanto attiene al capitolo previdenza vi sono ben pochi aggiornamenti. In particolare si tratta di provvedimenti peggiorativi, come Quota 103 penalizzata. Infatti per i contribuenti che conseguiranno nel corso del prossimo anno i requisiti per quota 103, la pensione sarà riquantificata col sistema integralmente contributivo.
Inoltre, la bozza della manovra di bilancio conferma le odierne condizioni di Opzione Donna. Nel 2024 tuttavia, aumenterà di un anno il requisito anagrafico necessario per andare in pensione: 61 anni invece dei 60 anni di oggi. Anche il meccanismo agevolativo dell’Ape Sociale permarrà, ma con aumento del requisito anagrafico.
Vero è che la questione previdenziale rimane aperta in tutta la sua problematicità. Il cd. sistema a ripartizione prevede infatti che, per la tenuta delle casse dell’Inps, vi sia almeno un lavoratore e mezzo per ogni pensionato. Ebbene, questo rapporto sta peggiorando, con il rischio concreto di diventare ‘uno ad uno’ tra pochi decenni. Urge insomma un intervento serio e strutturale – coinvolgendo tecnici, politici, sindacati ed associazioni di categoria.
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