Nuovi aumenti dei prezzi della benzina, dopo il calo successivo all’estate? Le tensioni geopolitiche attuali e i rischi.
Se nei primi giorni dell’anno i prezzi dei carburanti non hanno registrato grosse variazioni, come sarà l’andamento nel corso del 2024? E’ la domanda che molti automobilisti si pongono, e specialmente coloro che sono soliti utilizzare la macchina ogni giorno, per andare al lavoro o per le commissioni. Ebbene, la risposta incuriosisce i più, considerando anche le fluttuazioni di prezzo della benzina negli ultimi mesi, che hanno sollevato non pochi dubbi sulle future spese per fare il pieno.
Il trend dei costi è apparso ultimamente in risalita e, per questo, di seguito cercheremo di fare il punto della situazione, ad evidenziare eventuali rischi di nuovi rincari.
Pur con una situazione di relativa ‘stasi’ nei primi giorni 2024, non si può dimenticare l’incognita dell’aumento dei prezzi della benzina, legata soprattutto alla crescita del costo del petrolio. Quest’ultima riflette le tensioni geopolitiche nel pianeta.
Il riferimento diretto va non tanto alla guerra tra Russia ed Ucraina, quanto invece al conflitto tra Israele e il movimento militante islamico Hamas. Proprio gli scontri scoppiati in autunno hanno infatti condotto ai nuovi aumenti di prezzo della benzina, ma non c’è in gioco soltanto la lunga disputa tra Palestina e lo stato con capitale Tel Aviv. Infatti anche i recenti attacchi alle navi merci nel Mar Rosso da parte degli Houthi – movimento politico, gruppo armato e minoranza sciita dello Yemen – hanno determinato nuovi rischi di boom del costo.
Le minacce alla sicurezza delle imbarcazioni, con rischi oggettivi per le rotte petrolifere, hanno già contribuito ad un’impennata delle spese di trasporto e, a cascata, un possibile rischio di forte aumento dei prezzi alla pompa per i carburanti. I percorsi dei viaggi sono stati modificati dalle navi mercantili e dalle petroliere, per evitare pericoli di esplosioni o atti di pirateria: al posto del Mar Rosso le rotte oggi passano dal Sudafrica (Capo di Buona Speranza).
Ebbene, il mutato scenario dei commerci in Medio Oriente non potrà che provocare ritardi significativi e la crescita dei costi di spedizione del petrolio, verso i mercati del nostro continente e di tutto il pianeta.
La circumnavigazione dell’Africa comporta, evidentemente, più tempo e più risorse economiche. Si è calcolato che ci vogliono almeno dieci giorni in più rispetto al viaggio nel Mar Rosso, comportando milioni di dollari in più tra le spese collegate alle forniture di petrolio.
Ma, onde evitare scenari catastrofici per i prezzi della benzina in tutto il globo, i paesi occidentali hanno deciso di coalizzarsi al fine di rafforzare la sicurezza delle rotte marittime in Medio Oriente, proteggendo la libertà di navigazione e garantendo alle imbarcazioni protezione, contro nuovi possibili attacchi delle milizie Houthi.
Secondo le notizie delle ultime ore, i ribelli yemeniti Houthi hanno sferrato nuovi attacchi contro le navi mercantili, ma aerei da combattimento statunitensi e britannici hanno abbattuto 18 droni e tre missili con missili aria-aria. E’ il 26esimo attacco degli Houthi alle rotte commerciali del Mar Rosso dallo scorso novembre.
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