Pensione di reversibilità 2024, cambierà qualcosa dopo le raccomandazioni OCSE? Facciamo il punto della situazione dopo la Survey di gennaio.
L’OCSE ha recentemente bacchettato l’Italia sul fronte della riforma fiscale, bersagliando tra le altre, la normativa dell’imposta di successione – giudicata troppo ‘soft’ – e la flat tax, ritenuta non conforme alle economie avanzate del globo. Non solo. Anche sul fronte della riforma pensioni e e delle norme previdenziali, l’Italia è stata invitata a correggere il tiro.
L’organizzazione suggerirebbe in particolare di irrigidire le regole sulle pensioni di reversibilità, onde cercare di ridurre l’ingentissimo debito pubblico e dare respiro al rapporto con il PIL. Ma la strada appare alquanto impervia, anche perché l’attuale Governo non pare intenzionate a toccare le norme in materia. Vediamo più da vicino.
Le indicazioni dell’OCSE sono incluse nella Survey di gennaio, con cui si offre un rapporto approfondito sullo stato dell’economia italiana, sulle problematiche e sulle possibili soluzioni. Non mancano dunque suggerimenti su come diminuire la portata del debito pubblico, che spicca come quello più elevato tra i paesi considerati dall’OCSE, tenuto conto anche del rapporto con il prodotto interno lordo.
OCSE suggerisce che la spesa previdenziale va in qualche modo ‘razionalizzata’, ad es. raccomandando la riduzione delle pensioni più elevate, in una sorta di logica redistributiva tra le classi sociali. Non solo: l’organizzazione suggerisce che è preferibile eliminare il complesso di misure che permettono di andare prima in pensione, derogando di fatto alla riforma Fornero ed alla sua pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni.
E non è finita qui, perché come dicevamo in apertura, l’OCSE consiglia all’Italia di rivedere anche le norme sulle pensioni di reversibilità, le cui spese graverebbero in modo eccessivo per le casse pubbliche e, soprattutto, sarebbero tra le più alte dell’area OCSE (2,5% del Pil nel 2019).
Attenzione però, la raccomandazione dell’OCSE è appunto una raccomandazione e non una direttiva come per il caso della UE. Ergo l’Italia è libera di rispettarla o meno, in quanto il suo contenuto non è vincolante per il nostro paese. Comunque, secondo l’OCSE la condizione da introdurre – e rispettare – è quella del compimento di un determinato numero di anni da parte del beneficiario superstite: al di sotto di quell’età non vi sarebbe più il diritto di accesso al trattamento.
Ricordiamo che attualmente la pensione di reversibilità del defunto è una misura che spetta al vedovo o vedova, e ai figli superstiti (e ad altri familiari), al di là dell’età anagrafica. Pertanto non mancano coloro che, avendo prematuramente perso il marito o la moglie, si ritrovano ad essere nel bel mezzo della carriera lavorativa, incassando al contempo la pensione di reversibilità (pur decurtata in base al reddito), oltre allo stipendio.
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