Siamo nella settimana del Festival di Sanremo, la kermesse musicale italiana amata e odiata che sta registrato record di ascolti nel 2024.
Uno spettacolo preparato per mesi nei minimi dettagli che va in onda cinque giorni attirando su di sé tutta l’attenzione dei media e dei telespettatori. Sanremo è un’icona della cultura italiana di cui non si potrebbe fare a meno.
Potrà attirare critiche, potrà sollevare polemiche ma il Festival di Sanremo si ama anche per questo. Anche chi dice di non guardarlo commenta, sui social meme e rumors impazzano per non parlare dell’elevata attenzione mediatica. Come ha detto Teresa Mannino, co-conduttrice della terza puntata di Sanremo 2024, nella settimana del Festival potrebbe accadere qualsiasi cosa nel mondo. Passerebbe inosservata. Cinque serate di musica, di ospiti nazionali e internazionali, di gag e di spunti di riflessione.
Un mix seguito da oltre dieci milioni di spettatori tra cui un notevole numero di giovanissimi. Amadeus ha svecchiato il Festival riportandolo al vecchio splendore. Su palco salgono artisti di ogni genere, da icone della misura a new entry del panorama musicale. E tutto questo sta piacendo. Gli spettatori vedono lo spettacolo ma cosa c’è dietro il Festival?
Non serve uno sguardo attento per capire cosa nasconde il Festival. Uno spettacolo tirato su con i soldi dei contribuenti – l’edizione in corso ha un costo stimato di 20 milioni di euro – necessari per pagare i cachet del presentatore (450 mila euro circa), dei co-conduttori (circa 25 mila euro a testa) e degli ospiti. Non dimentichiamo i cantanti in gara (53 mila euro circa) e l’affitto del Teatro Ariston di 1,6 milioni di euro.
Il costo del Festival non è un vero segreto. Sappiamo tutti che per avere un bello spettacolo servono soldi. Siamo certo più contenti quando la spesa ha un riscontro. Abbiamo dato tutti il nostro contributo con gioia per la partecipazione di Marco Mengoni, eccezionale sorpresa della prima puntata. Siamo stati un po’ meno felici con John Travolta.
Qui è scattata la polemica ma ci doveva pur essere una piccola caduta da affrontare a testa alta come hanno fatto Fiorello e Amadeus (un po’ meno l’attore americano). In fondo il Festival deve essere anche questo. Discussioni, gaffe, pubblicità occulta, tutto va bene purché se ne parli a condizione che si tratti di piccoli dilemmi superabili. Ma è proprio la pubblicità a pagare il Festival? No, siamo noi e lo Stato con l’ingente contributo dato alla Rai.
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