I dipendenti statali in pensione che chiedono alla banca un anticipo del TFS sono costretti a versare interessi elevatissimi. Come risolvere questo problema?
Gli ex dipendenti statali che attendono l’erogazione del TFS e hanno necessità di ottenere un anticipo della liquidazione, possono rivolgersi alla banca.
Si tratta, tuttavia, di un’operazione molto onerosa, che comporta il pagamento di interessi molto alti. Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il pagamento differito del Trattamento di Fine Servizio, al momento non sono stati ancora emanati adeguati provvedimenti a tutela degli ex dipendenti statali.
In attesa di un intervento dal Parlamento, l’INPS potrebbe prendere l’iniziativa e velocizzare i pagamenti. La prima rata dovrebbe essere versata dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro per raggiunti limiti di età (dopo 24 mesi, invece, per chi beneficia di Quota 100).
È previsto il versamento in un’unica soluzione nell’ipotesi in cui la somma spettante è pari o inferiore a 50 mila euro lordi. Se, invece, l’ammontare del TFS è pari a una cifra compresa tra 50.001 e 100 mila euro lordi, il pagamento avviene in due rate, oppure in tre, l’importo è pari o superiore a 100.001 euro lordi.
In molti casi, però, questa tempistica non viene rispettata, generando ulteriori ritardi. Quali sono le possibili soluzioni per tutelare le esigenze degli statali?
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In attesa dell’erogazione del TFS, alcuni pensionati, purtroppo, sono costretti a chiedere un anticipo alla banca.
I tassi di interesse, però, non sono per nulla vantaggiosi. Per la determinazione del tasso di interesse da applicare, le banche sommano al rendistato generale (attualmente pari al 3,483%) lo 0,5% di spread. Di conseguenza, per un anticipo a lunga scadenza pari a 45 mila euro, si è costretti a pagare più di 2 mila euro di interessi. Una vera e propria ingiustizia, se si pensa che i dipendenti statali sono costretti a versare delle somme elevate per ricevere dei soldi che spetterebbero loro di diritto.
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In alternativa, è possibile richiedere l’anticipo all’INPS, che non prevede limiti di importo e applica un tasso agevolato dell’1%. Ma le richieste per la concessione del beneficio vengono approvate dopo almeno sei mesi.
In base all’ultimo Rapporto annuale INPS, nel 2022 sono stati versati ai dipendenti pubblici circa 8,781 miliardi di euro di TFS. Hanno diritto alla misura i dipendenti pubblici statali con contratto a tempo indeterminato antecedente al 1° gennaio 2001. Si tratta di circa 1,6 milioni di persone, delle quali, in media, vanno in pensione ogni anno circa 150 mila.
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