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Pensioni

Pensione e 3 sistemi di calcolo, cosa conviene e quanto si perde sull’assegno INPS

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Per molti giovani la pensione sembra un argomento lontano ma conoscere la normativa vigente serve a pianificare il proprio futuro.

Conoscere i meccanismi che regolano il sistema previdenziale è importante per affrontare in modo consapevole e sereno le sfide della vita, come quella di garantirsi una vecchiaia sicura e dignitosa. Soprattutto bisogna che tra i giovani si diffondesse la conoscenza della normativa vigente sulle pensioni in modo che non ci siano conseguenze negative un domani.

Pensioni e giovani (informazioneoggi.it)

Anche perché saranno proprio i lavoratori più giovani a essere penalizzati avendo iniziato a lavorare più tardi e subito gli effetti della crisi economica e della precarietà. Però non ha tutti i giovani è chiaro come funziona la normativa pensionistica e quindi non hanno chiari né i propri diritti né i propri doveri e soprattutto i diversi sistemi di calcolo.

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Pensione e giovani: la sfida dei sistemi di calcolo

La legge numero 335 del 1995 ha previsto che il sistema di calcolo per determinare la pensione fosse di tre tipi in base alla posizione assicurativa esistente al 31 dicembre 1995: retributivo, contributivo, misto.

Il sistema di calcolo retributivo, si base sulla media delle retribuzioni (o redditi se lavoratori autonomi) degli ultimi anni di lavoro. Fino al 1992 il periodo che si prendeva in considerazione erano gli ultimi 5 anni per i dipendenti e 10 anni per gli autonomi. Poi, dal 1993 sono diventati 10 anni per i dipendenti e 15 per gli autonomi. Poi, trovato l’importo base, la pensione è pari al 2% della cifra, per ogni anno di contributi versati. Secondo questo sistema di calcolo come pensione si considera l’80% dello stipendio medio degli ultimi anni. Possono accedere a tale sistema chi ha maturato 18 anni di contributo al 31 dicembre 1995.

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Nel tempo i pensionati sono diventati più numerosi dei lavoratori e per questo motivo si è passati al sistema di calcolo contributivo. Questo sistema si basa sui contributi versati effettivamente dal lavoratore. Il passaggio è stato disciplinato da diverse legge anche se quella di riferimento è la legge 247 del 2007. I lavoratori soggetti a questo sistema di calcolo sono quelli che hanno versato i contributi dopo il 1° gennaio 1996. Il calcolo tiene conto della somma dei contributi(montante) versati all’INPS ogni anni e rivalutandoli in base all’indice fornito dall’ISTAT. Il montante poi viene moltiplicato per un coefficiente di trasformazione che dipende dall’età del lavoratore: il totale forma la pensione lorda.

Invece, il sistema di calcolo misto è una via di mezzo tra i due sistemi. Infatti, calcola la pensione sommando il valore che si ottiene dal

  • calcolo retributivo per anzianità di servizio maturata prima fino al 31 dicembre 1995;
  • calcolo contributivo per anzianità di servizio maturata dal 1° gennaio 1996.

Ipotizziamo tre dipendenti con uguale retribuzione (22mila euro) e che iniziano a lavorare a 25 anni e andranno in pensione a 60 anni:

  • primo dipendente, nato nel 1950, andrà in pensione con il sistema di calcolo retributivo (80%): importo pari a 17.600 euro;
  • secondo dipendente, nato nel 1965, invece avrà una pensione calcolata con il sistema misto (60%): importo pari a 13.200 euro;
  • terzo dipendente, nato nel 1980, andrà in pensione con il calcolo contributivo (al 57%): importo pari a 12.540 euro.
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