Gli economisti hanno proposto la loro visione di Riforma delle Pensioni per impedire che i lavoratori si ritrovino con una pensione esigua.
Si guarda al presente storcendo la bocca ma se si volge lo sguardo al futuro l’espressione del volto sarà ancora più sfigurata. Senza un cambiamento l’assegno pensionistico porterà tanti futuri pensionati vicini alla soglia di povertà.
Chi pensa che le pensioni di oggi sono basse si spaventerà scoprendo le previsioni per il futuro. L’80% dello stipendio sarà una vera utopia. Si parla addirittura di un dimezzamento della retribuzione e ad essere maggiormente svantaggiati saranno gli statali e le donne. Come si potrà vivere una serena vecchiaia senza le risorse economiche adeguate? Possibile che si lavora una vita per dover continuare a preoccuparsi e stringere la cinghia anche da pensionati? Tra le cause delle pessime previsioni il sistema di calcolo contributivo decisamente sfavorevole rispetto al sistema retributivo e anche a quello misto.
Prevede il calcolo del montante contributivo con rivalutazione al PIL che va moltiplicato poi per il coefficiente di trasformazione che si basa sull’età del lavoratore al momento del pensionamento. Tale metodo, come detto, svantaggia i cittadini e comporta un taglio sull’assegno della pensione rispetto alla cifra che si otterrebbe con il calcolo retributivo.
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L’economista Sandro Gronchi ha affermato come la Riforma delle pensioni dovrebbe partire da un modello di calcolo utilizzato in Svezia. Naturalmente si dovranno effettuare rimodulazioni ma potrebbe essere una buona base da cui iniziare la costruzione della Riforma. Il problema del sistema contributivo è legato ai coefficienti di trasformazione anagrafici che sono obsoleti seppur rivalutati ogni due anni. Si basano, infatti, su stime delle aspettative di vita che prendono come riferimento i nati nel 1930. Siamo nel 2024 e i tempi sono cambiati.
Più diminuisce l’età di pensionamento più si percepisce questa obsolescenza. Andare in pensione anticipata significa ridurre l’importo dell’assegno. Cosa succede, invece, in Svezia? Nel sistema contributivo svedese c’è una differenziazione dei coefficienti per coorte e c’è una soglia minima di uscita che controlla l’obsolescenza affiancata da una maggiore flessibilità. Per i lavoratori l’età di uscita dal mondo del lavoro va dai 66 ai 69 anni senza alcuna finestra mobile di decorrenza. Per quanto riguarda l’importo della pensione verrà calcolato e perequato moltiplicando il montante contributivo per il coefficiente anagrafico. La rivalutazione del montante, poi, non si basa sul PIL ma sul reddito da lavoro.
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