È stata emanata una direttiva UE sul salario minimo. Quali conseguenze ci saranno per il nostro Paese e quali provvedimenti prenderà il Governo?
In seguito all’approvazione della Legge di delegazione europea, sarà necessario adottare un decreto legislativo per recepire la direttiva 2022/2041 sui salari minimi.
Si tratta di un provvedimento necessario per garantire un tenore di vita dignitoso a tutti e migliorare le condizioni di lavoro dei cittadini dell’Unione Europea.
Attualmente, ventidue dei ventisette Paesi dell’Unione Europea prevedono un salario minimo legale. L’Italia, purtroppo, rientra tra gli Stati che lo escludono, insieme a Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia.
Le somme spettanti variano da Stato a Stato e vanno dai 477 della Bulgaria ai 2.571 euro del Lussemburgo.
Per l’Ocse, in seguito all’incremento dell’inflazione, sono diminuiti i salari minimi e, dunque, è necessaria una revisione del sistema, per tutelare i lavoratori che percepiscono una retribuzione bassa.
In tal senso, la direttiva UE ha come scopo l’introduzione di riferimenti normativi che regolino l’idoneità dei salari minimi legali, l’intervento della contrattazione collettiva sulla quantificazione della retribuzione e il miglioramento degli strumenti a tutela del salario dei lavoratori.
La direttiva UE mira a rafforzare la contrattazione collettiva, affinché venga trovata una cifra in grado di accontentare la maggior parte dei lavoratori.
Alla luce di tali novità, anche gli Stati che già prevedono il salario minimo legale dovranno aggiornare gli importi, prendendo in considerazione i criteri imposti dall’Unione Europea. Il processo di revisione degli stipendi dovrà essere effettuato ogni due anni.
Solo in questo modo potrà essere tutelato il potere d’acquisto dei lavoratori dall’inflazione. Ma cosa cambia per l’Italia in seguito al recepimento delle direttiva europea sul salario minimo legale? Scopriamolo.
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Quali saranno le implicazioni della direttiva europea per l’Italia? Nel nostro Paese non esiste una retribuzione minima garantita ai lavoratori.
Purtroppo, gli stipendi sono sempre più bassi e molte famiglie hanno difficoltà nell’affrontare le spese quotidiane. Nel 2023, l’ISTAT ha evidenziato che l’indice delle paghe orarie è aumentato solo del 3,1%, a fronte di un tasso di inflazione dell’8,7%.
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Il recepimento della direttiva europea sarà soltanto formale, perché la norma prescrive l’intervento dei soli Stati in cui la copertura contrattuale è inferiore all’80%. Tale limite, in Italia, è superato. Di conseguenza, non ci sarà l’introduzione di un salario minimo legale. Al riguardo, il Governo Meloni ha sempre avuto le idee ben chiare.
Bisognerà attendere i prossimi sviluppi e sperare in una futura manovra di maggioranza e opposizione.
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