Grazie al riscatto dei contributi si possono raggiungere i presupposti per la pensione più facilmente. Come si effettua e quali vantaggi comporta?
La Legge di Bilancio 2024 ha previsto una straordinaria occasione per poter regolarizzare la propria posizione contributiva.
In particolare, si possono riscattare, in maniera totale o parziale, gli eventuali periodi non coperti da contribuzione, fino a un massimo di 5 anni. Tali periodi, ai fini pensionistici, saranno equiparati in tutto ai periodi lavorativi.
La somma per il riscatto potrà essere pagata a rate mensili senza interessi, per massimo 12 anni. Questo diritto può essere esercitato dalle seguenti categorie di soggetti:
Il riscatto, come abbiamo anticipato, è oneroso e il suo costo varia a seconda di determinati criteri.
Per il calcolo, che segue le regole del sistema contributivo, si applicano le aliquote di finanziamento, sulla base della retribuzione percepita nei 12 mesi prima della data di presentazione della richiesta, rapportati al periodo che si intende riscattare.
Il pagamento delle somme per ottenere il riscatto può essere effettuato in un’unica soluzione oppure in un totale di 120 rate mensili senza interessi, del valore di almeno 30 euro ciascuna.
La rateizzazione dell’importo non è possibile nelle ipotesi in cui i versamenti da riscatto servono per l’immediata liquidazione della pensione diretta o indiretta oppure se i contributi servono per l’approvazione della richiesta per i versamenti volontari.
Dopo il saldo dell’onere, l’INPS accredita i contributi riscattati.
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I lavoratori che hanno contributi prima del 1996 non possono accedere al riscatto per regolamentare i periodi non coperti da contribuzione? Come possono riparare eventuali buchi contributivi?
Il problema si pone soprattutto per coloro che svolgono particolari ruoli, come collaboratori e amministratori, privi di una specifica gestione contributiva prima dell’istituzione della Gestione Separata.
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Al riguardo la legge è molto chiara. Prima del 1996, infatti, non esisteva la Gestione Separata e i lavoratori che ora appartengono a tale categoria, nel caso in cui vogliano riscattare periodi contributivi devono necessariamente dimostrare la tipologia di rapporto lavorativo, in essere prima del 1996.
A tal fine, devono allegare tutte le dichiarazioni, attestazioni e documentazioni risalenti all’epoca della sussistenza dell’attività professionale, dalle quali si può dedurre in maniera certa la tipologia di rapporto lavorativo, la durata e i compensi percepiti.
Se mancano queste certificazioni, l’INPS provvede al rigetto della richiesta di riscatto. Ricordiamo, infine, che il periodo massimo riscattabile è di 5 anni.
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