La pensione anticipata contributiva prevede requisiti differenti per le lavoratrici con figli. Le novità sono più vantaggiose, scopriamo perché.
Tra gli scivoli del sistema previdenziale italiano c’è la pensione anticipata contributiva dedicata a chi ha maturato i contributi a partire dal 1° gennaio 1996 e rientra, dunque, nel calcolo contributivo dell’assegno pensionistico.
In Italia al momento esistono tre sistemi di calcolo pensionistico che dipendono dal momento in cui il lavoratore ha iniziato a versare i contributi. C’è il sistema retributivo per chi ha maturato almeno diciotto anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, il sistema contributivo per chi ha contributi versati solo successivamente a questa data e il sistema misto con contributi versati a cavallo tra 1995 e 1996 (meno di 18 prima del 1996). Tra le tre modalità di calcolo quella retributiva è sicuramente la più conveniente tenendo conto delle retribuzioni degli ultimi anni.
Il sistema contributivo, invece, si basa sul montante contributivo e utilizza i coefficienti di trasformazione nel conteggio con il risultato di un assegno più basso. Chi rientra in questa modalità di calcolo può contare su una forma di pensionamento anticipata dedicata. La Legge di Bilancio 2024 ne ha modificato le caratteristiche togliendone convenienza. Le uniche avvantaggiate sono le donne con figli.
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La pensione anticipata contributiva permette ai contributivi puri di andare in pensione a 64 anni di età e con 20 anni di contributi. Significa lasciare il mondo del lavoro con tre anni di anticipo rispetto la pensione di vecchiaia. Oltre alla condizione contributiva c’è un altro paletto da considerare che è stato inasprito dalla Legge di Bilancio 2024.
Per andare in pensione anticipata occorrerà aver raggiunto un assegno pensionistico pari almeno a 3 volte l’assegno sociale in vigore che nel 2024 è pari a 534,41 euro. Di conseguenza il contributivo per andare in pensione a 64 anni dovrà avere una pensione di minimo 1.603,23 euro. Una cifra molto alta per tanti lavoratori, superiore rispetto a quella del 2023 quando il limite minimo era fissato a 2,8 volte l’assegno sociale (e rimane tale per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2023).
Esistono, però, delle agevolazioni per le donne con figli. Potranno andare in pensione nel 2024 le mamme lavoratrici con un figlio al raggiungimento della soglia di 2,8 volte l’assegno minimo – 1.496,35 euro e le mamme lavoratrici con due o più figli con un trattamento pari a 2,6 volte il minimo ossia 1.389,46 euro. Cifre che permettono un più facile accesso allo scivolo pensionistico. In più c’è l’applicazione di un coefficiente di calcolo del montante contributivo più altro di un anno per le donne con uno o due figli e di due anni per chi ha tre figli o più. Significa una pensione dall’importo maggiore.
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