Per ottenere il TFS, i lavoratori statali sono costretti ad attendere anni. Le speranze di un anticipo sembrerebbero infrante.
Grande attesa per l’intervento legislativo di modifica alle attuali norme relative all’erogazione del TFS (Trattamento di Fine Servizio) ai lavoratori statali.
Questi lavoratori, purtroppo, devono attendere molto tempo prima di ottenere il pagamento delle somme spettanti per la cessazione del proprio rapporto lavorativo.
In particolare, le somme arrivano dopo almeno un anno e a rate. Fino a 50 mila euro vengono pagate in un’unica rata, fino a 100 mila euro in due rate a distanza di 12 mesi e per importi superiori a 100 mila euro, in te rate.
Le tempistiche sono, poi, più lunghe se il lavoratore decide di accedere alla pensione anticipata; in tal caso, l’attesa può arrivare fino a cinque anni.
Per questo motivo, è intervenuta anche la Corte Costituzionale che, con una sentenza di giugno 2024, ha dichiarato illegittimo il pagamento dilazionato della liquidazione ai dipendenti pubblici e ha esortato il Parlamento a intervenire quanto prima con una legge ad hoc.
In seguito alla decisione della Consulta, dunque, sono state avanzate una serie di proposte da vari schieramenti politici, per ridurre i tempi di attesa per il pagamento della prima rata del TFS a soli 3 mesi e incrementare l’importo della prima rata a 63 mila euro.
Una notizia inattesa, tuttavia, ha sollevato l’ira di lavoratori e sindacati. La Ragioneria dello Stato, attraverso una nota, ha fatto luce sul problema del bilanciamento tra la tutela dei diritti dei lavoratori e l’esigenza di far quadrare i conti statali.
Anticipare l’erogazione del TFS ai lavoratori statali costerebbe allo Stato 3,8 miliardi di euro, solo per il 2024.
La Ragioneria Generale dello Stato, dunque, ha inviato una nota alla Camera, sollecitando il blocco delle proposte per la riduzione dei tempi di attesa per il pagamento della liquidazione agli statali. Nel provvedimento si legge che la riduzione delle tempistiche per il pagamento del TFS da 12 a 3 mesi e l’innalzamento della soglia della prima rata avrebbero degli effetti peggiorativi sulla finanza pubblica.
Non sono tardate le reazioni dei sindacati e dei partiti politici. “Ora proveremo a lavorare a una proposta alternativa, che non impatti in maniera importante sui flussi di cassa“, ha dichiarato l’onorevole Walter Rizzetto, di Fratelli d’Italia. È apparso preolccupato ma fiducioso Alfonso Colucci, deputato del Movimento 5 Stelle, che ha sottolineato la necessità che tutti i partiti giungano a un accordo per tutelare i lavoratori e garantire un diritto sancito dalla Corte Costituzionale.
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