Nuova beffa per gli statali che non vedranno alcun TFR pagato in tempi brevi ma c’è comunque un modo per ottenere subito la liquidazione.
La Cassazione ha dichiarato incostituzionale il ritardo del pagamento del Trattamento di Fine Rapporto ai dipendenti pubblici ma la Ragioneria di Stato ha fermato le proposte di Legge per l’anticipo a tre mese del versamento.
I dipendenti pubblici hanno ricevuto un’ennesima beffa. Per anni hanno lottato per veder riconosciuto il diritto a ricevere il Trattamento di Fine Rapporto – dunque i propri soldi maturati durante un rapporto di lavoro – in tempi brevi al pari dei dipendenti privati. Finalmente la Cassazione riconoscere quel diritto, dichiara non costituzionale il ritardo nel pagamento e la differenza nelle tempistiche rispetto al settore privato. Si attende dunque un cambiamento nella normativa.
Partono due proposte di Legge, una del Movimento 5 Stelle e l’altra di Forza Italia, che trovano concordi maggioranza e opposizione nel ridurre i tempi da 12 mesi (in alcuni casi l’attesa è di sette anni) a tre mesi ma poi interviene la Ragioneria di Stato a bloccare tutto. Basta una nota per togliere agli statali un loro diritto.
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Il saldo degli arretrati è stato stimato in tre miliardi di euro. Queste risorse non sono preventivate dallo Stato e, dunque, addio al diritto dei lavoratori statali e alla sentenza della Cassazione. La liquidazione dei dipendenti pubblici può restare nella cassa del Tesoro in modo tale che possa essere usata come un Bancomat da cui attingere all’occorrenza mentre i lavoratori attendono anni per recuperare i propri soldi o almeno parte di essi visto che l’erogazione è prevista in tre rate per somme superiori a 50 mila euro.
Si è davanti ad una questione alquanto problematica. Da una parte un diritto degli statali, dall’altra la salvezza dei conti pubblici. Certo che i conti devono essere salvati ma perché richiedere l’aiuto solo dei dipendenti pubblici? Per cercare di venire loro incontro il Governo ha favorito una convenzione con le banche che anticipano il Trattamento di Fine Rapporto agli statali per un massimo di 45 mila euro.
L’anticipo, però, ha un costo ossia un tasso di interesse del 4%. L’alternativa è l’INPS che offre un tasso migliore – l’1% – e permette di ottenere in anticipo l’intera somma ma anche in questo caso i tempi di lavorazione inizialmente promessi molto brevi alla fine sono rimasti di un anno e passa di attesa. La scelta è del dipendente pubblico ma le opzioni sono alquanto limitate.
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