Il Governo è alla ricerca di valide alternative ai requisiti della Legge Fornero, in vista della Riforma delle Pensioni del prossimo anno. Quali sono le ipotesi più probabili?
L’Esecutivo deve fare i conti con lo stanziamento delle risorse economiche per attuare la tanto attesa Riforma delle Pensioni.
Per questo motivo, potrebbe non esserci un vero e proprio sconvolgimento dell’attuale sistema previdenziale e l’introduzione di nuovi strumenti pensionistici strutturali potrebbe slittare.
Attualmente, servirebbero ben 20 miliardi di euro per sostenere le spese della Riforma e, dunque, si dovrà rinunciare, almeno per il momento, a Quota 41 per tutti e ci si dovrà accontentare della Legge Fornero senza modifiche fino al 2025. Quali requisiti sono richiesti per smettere di lavorare e in che modo potrà essere riformato il sistema in futuro? Scopriamolo.
Fino al 2025 la pensione di vecchiaia è accessibile con 67 anni di età e 20 di contribuzione, mentre la pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età anagrafica.
I contributivi puri (ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995) possono smettere di lavorare grazie alla pensione contributiva di vecchiaia, con 71 anni di età e 5 anni di contribuzione, e alla pensione anticipata contributiva, con 64 anni di età e 20 di contribuzione.
Tra le ipotesi più diffuse per il superamento dell’attuale sistema c’è Quota 41 per tutti, con ricalcolo contributivo, grazie alla quale i contribuenti potrebbero andare in pensione con 41 anni di anzianità contributiva, a prescindere dall’età anagrafica. Si rinuncerebbe, tuttavia, alla quota retributiva eventualmente maturata, per soggiacere al calcolo interamente contributivo dell’assegno, con conseguente penalizzazione.
Dal 1° gennaio 2025, infine, dovrebbe esserci l’adeguamento automatico dei presupposti anagrafici e contributivi rispetto alle aspettative di vita rilevate dall’ISTAT. Al momento, l’Istituto Nazionale di Statistica non ha comunicato incrementi notevoli tali da rendere necessario anche l’innalzamento dell’età pensionabile.
Anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con un decreto relativo alle pensioni con decorrenza 2025 e 2026, ha confermato che non dovrebbero essere modificati gli attuali requisiti. Novità, dunque, dovrebbero esserci solo a partire dal 2027, nonostante l’INPS abbia già provveduto a fissare le condizioni per il futuro ricalcolo dei presupposti pensionistici, non solo anagrafici ma anche contributivi, in relazione all’accesso alla pensione anticipata.
In conclusione, se non verrà elaborata un’efficace riforma delle pensioni, dal 2027 ci sarà l’aumento dei requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alla prestazione.
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