Chi paga l’IMU sulla seconda casa, i casi e quando si ha diritto all’esenzione: i dettagli sapere sul tema
Quando si parla del pagamento dell’IMU, l’Imposta Municipale Unica, è noto che riguardo l’abitazione principale, vi è l’esenzione, mentre il pagamento resta rispetto alla seconda casa. La questione però si apre per quelle coppie che convivono o per i coniugi che hanno, ciascuno, un immobile. In tali casistiche occorre operare la scelta su quale delle due proprietà indicare quale dimora abituale, per beneficiare dell’agevolazione fiscale.
Andando però per gradi, occorre anzitutto approfondire qualche dettaglio sull‘IMU, imposta inerente i fabbricati, i terreni e le aree fabbricabili presenti nel territorio comunale. Rispetto alle seconde case, l’IMU va pagata dal proprietario, a prescindere che si tratti di un immobile occupato oppure locato. I locatori hanno la possibilità di addebitare all’inquilino, in aggiunta all’affitto, il rimborso di IMU e TARI, tuttavia il punto si lega ad un accordo che vale tra le parti e che non è opponibile al Comune.
Di riflesso, è il proprietario l’unico soggetto passivo dell’imposta. Ma quando non si paga l’IMU e quando spetta il diritto all’esenzione? L’imposta non va pagata su quella che viene definita quale “abitazione principale”, tranne qualora non sia classificata all’interno delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. L’eventuale spostamento della propria residenza in una abitazione, al fine di non pagarla, non è sufficiente, ma occorrono secondo legge 2 condizioni.
E si tratta della residenza e della dimora abituale. Nel primo caso, è sufficiente dichiarare presso l’Anagrafe la propria residenza all’interno dell’immobile cui si intende avere l’esenzione, mentre nell’altro, per la dimora abituale, si tratta di un requisito di fatto. Quest’ultimo infatti prevede di vivere in modo stabile nella casa in oggetto. Una condizione la cui sussistenza viene accertata dal Comune, tramite la richiesta delle bollette dell’utenze dalle società che forniscono i servizi.
Qualora ci si trovasse dinanzi a consumi irrisori, prenderà il via l’accertamento in relazione agli ultimi 5 anni (prescrizione IMU). Dunque, l’esenzione IMU sull’abitazione principale si avrà soltanto qualora si trattasse di residenti e se si dimostrasse di vivere per una gran fetta dell’anno all’interno dell’immobile stesso.
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Desta dunque attenzione il tema legato al pagamento dell’IMU sulla seconda casa, con alcuni casi in merito da poter approfondire. Nel momento in cui una coppia sposata possedesse due case, ciascuna per coniuge, sarà possibile far scattare l’esenzione soltanto su una, con l’altra che invece si legherà al pagamento della tassa. Il tutto, a prescindere dal regime patrimoniale adottato dalla coppia.
Tuttavia, recentemente una riforma ha dato modo alle coppie, al di là che siano sposate o conviventi, di decidere su quale degli immobili ottenere l’esenzione, permettendo quindi di scegliere quale dichiarare quale “abitazione principale”. La scelta si lega volere della coppia, con la decisione che sarà oggetto di valutazione d’opportunità in base ai valori catastali. In base dunque alla convenienza, partner o coniugi che convivono hanno modo di decidere su quale delle due abitazioni pagare l’IMU.
Dopo aver deciso quale sia la dimora principale, il proprietario dell’altro immobile, quindi la seconda casa, dovrà occuparsi del pagamento dell’IMU, e dunque sarà soggetto passivo dell’imposta ed, eventualmente, responsabile delle omissioni. La possibilità di non pagare l’IMU sulla seconda casa si avrà soltanto quando ognuno dei due componenti, coniugi/conviventi, abbiano entrambi i requisiti che si prevedono per l’esenzione sul proprio immobile, e dunque residenza e dimora abituale.
Più nel dettaglio, si tratta di una fattispecie che potrà aver luogo soltanto qualora la coppia vivesse in case separata, per motivi lavorativi per esempio. Per quanto riguarda l’abitazione in comodato, tranne nel caso degli immobili di lusso con categorie catastali A/1, A/8 oppure A/9, qualora fosse concessa in comodato ai parenti in linea retta entro il 1° grado, la base imponibile dell’imposta sarebbe ridotta del cinquanta per cento.
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A tale aspetto si legano determinati requisiti:
Questi alcuni dettagli generali sul tema, che è bene approfondire nel dettaglio anche presso esperti del campo e professionisti del settore, per saperne di più e chiarire ogni eventuale dubbio.
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