I lavoratori chiedono forme di pensionamento anticipato flessibili e la CNEL propone di restare al lavoro cinque anni più del previsto.
Le richieste degli italiani sembrerebbero non essere ascoltate. Sappiamo che anche quest’anno la Riforma delle Pensioni non arriverà – almeno non come vorrebbero i lavoratori – ma da qui ad ipotizzare un ritardo nel pensionamento di cinque anni sembra impossibile. La proposta CNEL è spiazzante.
Il sistema previdenziale italiano è pronto a cambiare. La Riforma delle Pensioni, però, se dovesse arrivare difficilmente potrà essere dalla parte dei lavoratori. Naturalmente siamo ancora nel campo delle ipotesi, qualsiasi tipo di certezza si avrà solamente con la pubblicazione della Legge di Bilancio 2025. Intanto sappiamo che il Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro deve svolgere l’incarico di elaborare una proposta organica di riforma.
Per prendere qualsiasi decisione prima bisognerà calcolare le risorse a disposizione. I 12 membri del gruppo di lavoro (esperti accademici ed esterni individuati da ISTAT, INPS, Banca d’Italia) dovranno tirare le somme considerando il nuovo obbligo per l’Italia, quello di ridurre il debito pubblico dal 7,4% al 3% importo dall’Unione Europea. La Commissione si concentrerà su quattro macroaree, la previdenza obbligatoria, la previdenza delle casse professionali, la previdenza complementare e il regime di contribuzione obbligatoria.
La Commissione di lavoro incaricata dovrà dare risposte sul futuro del sistema previdenziale e preparare il terreno culturale e scientifico – parole del presidente Renato Brunetta – affinché il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro possa svolgere il suo ruolo di stimolo al Governo e al Parlamento. Ad oggi non c’è alcun testo di Legge di Riforma delle Pensioni, significa che le indiscrezioni che trapelano non hanno nulla di ufficiale.
Gli ultimi rumors parlano di flessibilità strutturale per accedere alla pensione anticipata con pensionamento tra i 64 e i 72 anni di età. Le condizioni per lasciare il mondo del lavoro sarebbero minimo 25 anni di contribuzione (non più 20), un assegno mensile minimo di 800 euro netti al mese (una volta e mezzo l’assegno sociale) e accettare una penalizzazione con ricalcolo contributivo o un taglio del 3 o 3,5% per ogni anno di anticipo. Le Quote dovrebbero sparire nell’immaginario collettivo lasciando forse spazio alla proroga dell’APE Sociale,
Quota 103 e Opzione Donna, dunque, sembrerebbero essere a rischio a meno che a conti fatti non si giudichino più convenienti rispetto ad altre soluzioni dato che servono soldi da destinare all’obbligo precedentemente citato, la riduzione del debito pubblico. Tutto è ancora da definire, dunque, e prima di fine dicembre sarà impossibile dare certezze.
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