Le indiscrezioni sulla Riforma delle pensioni preoccupano i contribuenti, che rischiano di rimanere intrappolati dalla Legge Fornero.
I requisiti pensionistici imposti dalla Fornero non solo non verranno superati, ma saranno addirittura incrementati. È questa l’ipotesi che maggiormente spaventa coloro che intendono uscire dal mondo del lavoro quanto prima.
La novità a cui sta lavorando il Governo, infatti, potrebbe generare una sistema pensionistico con effetti devastanti per i lavoratori. Nonostante la Legge Fornero del 2012 abbia già abolito le pensioni di anzianità e abbia consentito l’introduzione di misure di flessibilità in uscita con requisiti più stringenti, alcune categorie di lavoratori potrebbero dover fare i conti con ulteriori lungaggini.
Pare, infatti, che la prossima Legge di Bilancio non contempli alcuna Riforma delle pensioni e, dunque, almeno fino alla fine del 2025, potrebbero essere in vigore misure svantaggiose. Quali metodi saranno in vigore per uscire dal mondo lavorativo? Scopriamolo.
L’ipotesi di Quota 41 aperta a tutti sembrerebbe sempre meno probabile ed, eventualmente, comporterebbe il ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Di conseguenza, i beneficiari verrebbero penalizzati.
Per agevolare i lavoratori, si potrebbe pensare a rendere più accessibile la pensione anticipata ordinaria, per la quale servono almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età anagrafica. Si spera che con la prossima Manovra finanziaria non vengano introdotti requisiti più stringenti.
Anche le misure di pensionamento ordinarie, alternative alla pensione di vecchiaia, potrebbero subire delle variazioni. L’intenzione del Governo, infatti, sarebbe quella di prevedere una finestra più lunga rispetto all’attuale di 3 mesi per i lavoratori e le lavoratrici che intendono usufruire della pensione anticipata ordinaria. Se il progetto andrà in porto, verrà posticipato il pagamento della prima rata dell’assegno previdenziale e sarà inasprito un sistema già molto instabile.
L’attuale ipotesi sarebbe quella di prevedere una finestra mobile di 7 mesi, sia per i lavoratori con 42 anni e 10 mesi di contributi sia per le lavoratrici con 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Di conseguenza, gli interessati dovranno attendere altri quattro mesi (oltre ai previgenti tre) per poter ricevere le somme spettanti.
Questo significa che molti contribuenti rimarranno senza stipendio per lunghissimi sette mesi, in attesa dell’accredito del primo rateo di pensione. L’alternativa sarebbe continuare a lavorare, aspettando una concreta Riforma e la predisposizione di criteri meno restrittivi.
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