Futuro nero per le pensioni anticipate. I tempi di decorrenza saranno sempre più lunghi e i paletti più stringenti. Le ipotesi sul 2025.
Il Governo ha in mente una stretta ulteriore sulle pensioni anticipate. Lo scopo è spingere i lavoratori a non lasciare il mondo del lavoro se non al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Quali strategie metterà in atto per raggiungere l’obiettivo.
Il contesto nel quale deve agire il Governo non è idilliaco. C’è l’inverno demografico, l’invecchiamento della popolazione, il debito pubblico da ridurre, la Riforma pensionistica da pianificare. Tanti fattori che sono difficili da gestire soprattutto perché non ci sono le risorse sufficienti per mettere in atto interventi efficaci.
Al fine di ridurre il carico fiscale si è pensato ad un piano di allungamento delle finestre di decorrenza per le pensioni anticipate e ad un taglio degli assegni. Il progetto, dunque, è di introdurre nuove restrizioni e spingere i cittadini a rimanere a lavoro più tempo rispetto al previsto. Le pensioni anticipate, infatti, costano troppo allo Stato e il rischio è che tra pochi anni non si avrebbe modo di pagare gli assegni ai pensionati. Da qui la decisione di cambiamenti che per nulla soddisfano gli italiani.
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La Legge di Bilancio 2025 ci svelerà le decisioni del Governo. Al momento possiamo solo dare indicazioni sulle possibili opzioni che sembrerebbero essere sul tavolo di lavoro. Per quanto riguarda le finestre di decorrenza (periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti e l’arrivo del primo rateo pensionistico) si pensa ad un allungamento da tre a sei/sette mesi per chi ha versato 42 anni e dieci mesi di contributi (pensione anticipata ordinaria) o un anno in meno per le donne.
Il prossimo anno, dunque, questo scivolo potrebbe diventare meno conveniente come è accaduto nel 2024 per Quota 103 con l’aumento della finestra di decorrenza fino a sette mesi per i dipendenti privati e nove mesi per i lavoratori pubblici. Nel 2025, quindi, serviranno nei fatti 43 anni e 4 mesi di contributi agli uomini e 42 anni e 4 mesi alle donne se l’estensione venisse realmente disposta.
I lavoratori sarebbero svantaggiati dal cambiamento e molti rinuncerebbero all’idea di fare domanda di pensione anticipata anche se sembrerebbe non essere nelle intenzioni del Governo introdurre il sistema di calcolo contributivo per tutti nella pensione anticipata ordinaria – si scatenerebbe l’ira dei sindacati. Infine, ricordiamo che al 31 dicembre 2024 scadranno l’APE Sociale, Opzione Donna e la citata Quota 103. Inoltre c’è da discutere sull’aumento delle pensioni minime.
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