Seguire questo diktat quando si prende casa in affitto può essere un buon viatico per evitare che il canone mensile possa incidere sulle proprie esigenze quotidiane
Un semplice calcolo matematico può essere di grande aiuto e può risolvere le problematiche inerenti questa delicata tematica.
L’affitto di casa è una delle spese da mettere in conto al giorno d’oggi. Se non si ha ancora la possibilità di comprarne una o per altre ragioni si preferisce rimanere in regime di locazione, è bene fare delle considerazioni preventive.
Infatti è indispensabile che questo costo non vada a gravare in maniera eccessiva sul proprio reddito mensile, onde evitare di rimanere con poche risorse per le altre spese che per forza di cose ci si ritrova ad affrontare.
Casa in affitto: il calcolo da fare per evitare che l’affitto sia al di sopra delle nostre possibilità
Per questo può essere di grande aiuto “la regola delle 40 volte”. In pratica l’inquilino dovrebbe dividere il proprio salario annuo per 40 e destinare la somma ottenuta al pagamento dei canoni di affitto.
Ad esempio se una persona guadagna 20mila euro all’anno, in base al ragionamento di cui sopra, ha un gruzzoletto di 500 euro al mese da poter destinare al proprietario di casa. I fautori di questa regola sostengono che può aiutare le persone ad avere un’economia sostenibile.
Di fatto, così facendo si possono pianificare il resto delle spese (bollette, sostentamento dei figli, esigenze personali) essendo consapevoli di quanto si può spendere. Per chi invece vuole essere più pratico e al tempo stesso vuole tenere a posto i conti, ci si può rifare ad un semplice calcolo.
Si tratta di non spendere più del 35/40% di ciò che si percepisce ogni mese. Quindi, citando un caso pratico se il netto è di 1500 euro non si può destinare all’affitto più di 600 euro.
Il rischio di sforare ormai è quasi azzerato visto che anche i proprietari di casa ormai si interessano di questi aspetti e prima della stipula del contratto. Come è giusto che sia si informano per sapere se l’affittuario è più o meno solvibile.