Tanti sono i problemi che l’Europa e il Governo italiano stanno affrontando: scorte a rischio, caro energia, e ora anche attacchi hacker da parte dei russi. Cosa sta succedendo?
L’aumento della tensione nel conflitto tra Russia e Ucraina porta con sé diversi fattori di rischio. Oltre alla crisi energetica – e di tutte le conseguenze del caso – adesso si aggiunge anche la concreta possibilità di una cyberwar, una guerra che non si combatte con le bombe, ma con lo “sgancio” di virus informatici. Gli obiettivi sono sempre però ben individuati: banche, siti governativi o strategici, ma anche piattaforme per gli scambi commerciali. Ma perché l’Italia è in allarme? Ecco cosa ci rivelano gli avvisi emanati da BCE e Csirt.
Fino a pochi decenni fa, la crisi in Ucraina non avrebbe suscitato tanta preoccupazione come oggi. Con l’evoluzione dei movimenti geopolitici, l’Italia (essendo membro della NATO) potrebbe essere davvero considerata una “pedina” nel “gioco” della Guerra iniziato pochi giorni fa. Tramite cyber attacchi non si debbono smobilitare per forza truppe militari e armamenti. Ma si può fare davvero molto male. E la Russia, come l’America, lo sanno bene. L’Italia com’è noto ha ovviamente rapporti con l’Ucraina, e non solo di tipo commerciale. Enti, organizzazioni e banche hanno collegamenti e lo spazio “virtuale” tra di essi potrebbe rappresentare un ghiotto campo di battaglia. Ma quali sono i rischi concreti? Ce lo fanno intuire i comunicati che circolano da qualche giorno.
Attenti agli attacchi hacker, cosa dicono gli esperti
Attacchi mirati a produrre danni di varia entità potrebbero essere una risposta concreta da parte della Russia verso l’UE alle sanzioni annunciate dalla Von Der Lyern. Non c’è da stupirsi, quindi, se di riflesso anche l’Italia potrebbe risentire di attacchi scagliati contro collegamenti in comune.
Il Csirt, il “Computer Security Incident Response Team”, ha emanato un avviso sui potenziali Rischi di attacchi informatici a seguito della crescente tensione in Ucraina: più nello specifico, il team avverte: “… in aggiunta all’adozione delle migliori pratiche in materia di cybersicurezza e al rispetto delle misure previste dalla legislazione vigente, si raccomanda di elevare il livello di attenzione adottando in via prioritaria, azioni di mitigazione”. All’avviso, segue un elenco dettagliato di tutte quelle procedure consigliate da attivare il prima possibile.
Anche perché, in realtà, sarebbe già troppo tardi. Non è la prima volta che l’Europa deve affrontare attacchi informatici lanciati su larga scala. E negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation. Ricordiamo ad esempio l’attacco del 2007, che colpì duramente i media, gli istituti bancari e gli enti governativi dell’Estonia. Sembra una data lontana – e un problema che non ci riguarda – ma tra le ipotesi contemplate riguardo all’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina uno dei prossimi obiettivi potrebbe essere proprio quello di colpire i Paesi baltici.
Gli scenari interni ed esterni
Estonia, Lettonia e Lituania, membri della Nato e dell’Unione europea dal 2004, sono in assetto di “pre-allarme”. Lo si evince anche dal fatto che sia la Polonia che la Lituania hanno “chiesto di attivare l’articolo 4 del Trattato istitutivo della Nato secondo cui le parti si potranno consultare ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”.
Gli esperti rassicurano però sul fatto che Europa e Italia hanno ottime risorse per fronteggiare gli attacchi. Insomma, scenari apocalittici non si dovrebbero verificare, e l’avviso è atto più che altro a stimolare le aziende a rimanere sempre all’erta, dato che basta una sola svista o un controllo omesso per rendere vulnerabile qualsiasi struttura. Negli ultimi anni si sta lavorando proprio per far affinare le pratiche “quotidiane”, fondamentali per la protezione, più che per scongiurare attacchi ultra sofisticati.