Conto corrente e privacy sono due mondi sempre più distanti. Con le nuove normative aumenta chi ha il “potere” di controllare i movimenti. Ecco quando e perché.
I controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate, Stato o Forze di Polizia sono ovviamente indirizzati a scoprire azioni illecite. Sono davvero molte le occasioni in cui un conto corrente può essere sottoposto a controlli, anche incrociati, ma non solo in caso di infrazione della Legge.
Certo, chi non commette niente di male può dormire sonni tranquilli e anzi avere la garanzia che c’è sempre qualcuno che protegge la comunità. Le ultime novità in fatto di accertamenti fiscali, però, possono mettere un po’ d’ansia agli animi più sensibili.
Un po’ come quando si sta guidando pacificamente, nei limiti di velocità, verso il luogo di lavoro o una gita fuori porta, e a un certo punto si intravede di lontano una pattuglia. Sappiamo benissimo che siamo in regola, l’assicurazione è pagata, il libretto c’è, non abbiamo bevuto alcol, il contachilometri segna una velocità adeguata. Ma c’è sempre quel pizzico di terrore che ti fa temere di vedere la “paletta alzata”.
Succede lo stesso con il conto corrente in banca. Anche chi lavora e guadagna onestamente, a sapere che i movimenti di denaro possono essere “sbirciati” praticamente (o quasi) da tutti può provare un senso di invasione alla privacy. Al diritto di fare ciò che vuole coi suoi soldi. Ma chi esattamente può controllare ogni mossa? Andiamo a scoprirlo, insieme ad una novità che allarga la platea delle potenziali “spie”.
Conto Corrente e privacy, tutti quelli che ti tengono d’occhio
Il primo Ente in cima alla lista dei controllori è certamente l’Agenzia delle Entrate. Con quest’organo nessuno ha praticamente scampo. L’AE può, con il benestare di qualunque banca, accedere ad ogni informazione. La confronta con la dichiarazione dei redditi e se qualcosa non torna scatta l’accertamento. I controlli vengono svolti per contrastare l’evasione fiscale. Più nello specifico, l’Agenzia delle Entrate va a scandagliare tutti i movimenti di denaro in entrata e in uscita, la giacenza media, le carte di credito/debito, la presenza di eventuali investimenti o i bonifici per conto terzi. Insomma, praticamente tutto. Se scatta “il campanello d’allarme”, verranno attuati ulteriori accertamenti.
Anche la Guardia di Finanza può andare a fare una “controllatina” ai movimenti del conto corrente. In questo caso, però, per scongiurare azioni di riciclaggio o anche per accertare se vi sia in atto evasione fiscale. La lista delle operazioni a disposizione delle Fiamme Gialle è presto detta: movimenti di denaro in entrata/uscita, giacenza e saldo a inizio/fine anno.
Conto Corrente, occhio ai creditori
C’è un’altra categoria di soggetti che può ottenere l’accesso ai dati bancari: i creditori. In questo caso però ci vuole il permesso del Giudice presso cui è stata presentata una denuncia. Se ritenuto necessario, il creditore può “frugare” nel conto del debitore e ottenere tutto o parte di ciò che gli spetta tramite pignoramento.
Tra i creditori, ovviamente, compaiono anche gli Enti Pubblici, le Amministrazioni, insomma Comune, Provincia e Regione di competenza possono controllare i movimenti del conto corrente, così da verificare se ci sono le disponibilità per il pagamento di tasse e tributi.
“Libero accesso” al conto corrente, la novità
Oltre a tutti i soggetti sopra indicati, il conto corrente è “alla mercé” anche di una corposa platea di Forze dell’Ordine: Polizia Giudiziaria, Questura, DIA, il Ministero dell’Interno e l’Aro, cioè l’ufficio nazionale per il recupero dei beni. Questo a seguito dell’emissione di un Dlgs varato ad agosto 2021, dove si specifica l’attuazione di “disposizioni per agevolare l’uso di informazioni finanziarie e di altro tipo a fini di prevenzione, accertamento, indagine o perseguimento di determinati reati, e che abroga la decisione 2000/642/GAI, secondo i principi della Direttiva UE 2019/1153.”
Naturalmente non parliamo di controlli di routine, ma di accessi autorizzati solamente nel caso di indagini da parte di uno o più organi. Ognuno con la propria competenza potrà chiedere di eseguire accertamenti se sono in ballo reati molto gravi, come il riciclaggio del denaro sporco e il finanziamento del terrorismo, ma anche pirateria, contraffazione, hackeraggio, contrabbando di armi eccetera. Diciamo quindi che l’utente medio, quello che versa lo stipendio sul conto e lo usa per pagare le bollette, non ha niente da temere.