Chiamare una vettura e voler pagare il Taxi col Bancomat sembrerebbe una cosa normale. La realtà dei fatti, invece, ci racconta tutta un’altra storia.
Ci sono persone che prendono il Taxi continuamente, c’è chi ricorre a soluzioni più economiche come il car sharing, e c’è chi magari invece si trova in una condizione di “emergenza” e gioco forza deve trovare il modo di raggiungere la sua destinazione. In tutti questi casi, ovviamente, si chiama il numero preposto, si effettua la corsa e poi si paga. Ma, per i passeggeri che hanno necessità o preferiscono pagare col Bancomat, sembra che non sia esattamente così facile. Facendo una semplice ricerca scopriamo che la maggior parte dei Taxi non ha (o non permette di usare) il Pos, o ancora peggio commette azioni “illecite”. Da Nord a Sud, regna il caos.
Ricordiamo che il Pos è obbligatorio per tutti i professionisti, quindi anche per i tassisti. Già nel 2014, tramite il Dlgs 179/2012 del Governo Monti, era stato introdotto l’obbligo, confermato successivamente dalla Legge di Bilancio 2019. Quindi, ogni esercente che viene “pizzicato” a non utilizzare il Pos deve pagare una multa di 30€ più il 4% dell’importo della transazione. Ma se in un negozio può entrare in qualsiasi momento un incaricato dalle Forze dell’Ordine, a fine corsa chi è che controlla il tassista? La risposta è scontata, e rappresenta in toto la situazione italiana: nessuno.
Non solo, anche per tutte le attività che hanno l’obbligo, sono previsti controlli “a campione” e – causa Covid – sono state anche rimandate le emissioni delle sanzioni. Insomma, ognuno può fare quello che gli pare. Ma cosa succede nel pratico, a chi prende un Taxi oggi?
Da Milano a Napoli, un’odissea pagare il Taxi con il bancomat
Da Napoli, giungono notizie che praticamente un Taxi su due (su 2360 vetture) non ha il Pos, o ce l’ha ma a “prendere polvere” nel bagagliaio. L’altro, alla richiesta di pagare la corsa con il Bancomat, molto spesso addice scuse del tipo “non va la linea”, “scusi ma è rotto” e cose di questo genere. Un articolo di Repubblica di qualche tempo fa porta alla luce qualcosa di addirittura più eclatante. Una signora che aveva effettuato una corsa fino all’Aeroporto di Torino si è vista aumentare la tariffa del 40% per “l’uso del Bancomat”. La signora si è resa conto, solo in seguito, che si tratta di una richiesta assolutamente illegale.
Probabilmente è un caso limite, ma non è infrequente veder “facce storte” quando si chiede di pagare col Bancomat. In realtà il problema è tutto culturale, e tristemente tutto italiano. Ma allora chi usa la Carta e non ha contanti con sé, come può tutelarsi?
Taxi e pagamenti digitali: le alternative
Con la speranza che non capitino mai situazioni “estreme”, data la realtà che grava intorno ai pagamenti col Pos, forse è bene prendere qualche cautela. Oltre a tenere sempre qualche contante in tasca, si possono attuare altre strategie per pagare in tutta tranquillità la corsa in Taxi.
Esistono infatti diverse App da installare sia su dispositivi iOS che Android: WeTaxi, FreeNow, ItTaxi, ma anche Uber taxi, Wetaxi sono solo alcune delle più note. Prenotando una corsa con queste applicazioni si paga direttamente con addebito sul conto e non ci sono problemi. Un’altra alternativa è, in caso di prenotazione telefonica con il Radio-Taxi, quella di specificare una vettura dotata di Pos, così da evitare situazioni imbarazzanti (o addirittura illecite come la signora a Torino) al momento di pagare il conto.
Se proprio ci si trova in una condizione di “emergenza” o i contanti in proprio possesso non bastano e il tassista si rifiuta di usare il Pos, esiste una semplice procedura. Basta dire al conducente che per Legge si ha il diritto di andare a prelevare presso l’ATM più vicino. Molto probabilmente il tassista si accorgerà che rischia di veder “sparire per sempre” cliente e soldi e, forse, rispolvererà dal bagagliaio il tanto agognato dispositivo.