In questi giorni è molto probabile che qualcuno abbia trovato gli scaffali vuoti nel supermercato. L’effetto della guerra? Cosa sta realmente succedendo.
Cominciano a scarseggiare alcuni beni alimentari primari. Pasta, pane, caffè, anche frutta e altri prodotti comuni. Le persone si chiedono come mai ci siano alcuni scaffali vuoti. Alcuni corrono a fare scorta “perché non si sa mai”. Ma cos’è esattamente questo fenomeno? È davvero dovuto alla guerra in Ucraina? La risposta non è così scontata. Andiamo per gradi, e analizziamo i fatti che stanno accadendo dalla fine dello scorso anno a oggi.
Prezzi alle stelle di energia e carburante
Ben prima che Putin decidesse di dichiarare guerra all’Ucraina e “all’Europa”, il costo dell’energia era salito a livelli record. Si tratta di una sorta di effetto ritardato dello stop causato dalla pandemia. Ma non solo. Già dall’estate del 2021 si cominciava a intravedere quello che poi è successo. Il maggior costo delle materie prima ma anche della CO2 hanno innescato spese sempre più alte per le aziende fornitrici che ovviamente hanno dovuto poi scaricarle sui consumatori finali. Cittadini e imprese. ARERA, in una comunicazione molto esplicita presente sul sito ufficiale, ci segnala che: “Il prezzo spot del gas naturale al TTF è aumentato, da gennaio a dicembre di quest’anno, di quasi il 500% (da 21 euro a 120 euro/MWh nei valori medi mensili); nello stesso periodo, il prezzo della CO2 è più che raddoppiato (da 33 euro a 79 euro/tCO2).”
Ciò, insieme all’aumento di carburante, ha provocato una contrazione della produzione di beni, e all’innalzamento generalizzato dei prezzi finali di tantissimi prodotti, alimentari e non. Come se non bastasse, gli autotrasportatori hanno cominciato a non riuscire più a sostenere la spesa per il carburante. Che attualmente è molto vicino ai 2€ al litro. E che, dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, rischia di schizzare verso i 3€. Ecco che è arrivato uno sciopero dei camionisti. Da una settimana molti mezzi stanno andando a oltranza, di fatto non consegnando merce finita o materie prime per la produzione di alimenti, come la pasta.
L’effetto della guerra sulle forniture alimentari
Divella, il famoso marchio italiano di pasta, rappresenta un po’ ciò che sta succedendo. Quella che viene definita “una tempesta perfetta” che ha colpito duramente il comparto alimentare. Le parole di Vincenzo Divella, amministratore delegato dell’omonima azienda barese, che è tra le maggiori produttrici di pasta in Italia, effettua un disegno eloquente di quello che sta succedendo. “Noi da lunedì siamo costretti a mettere in ferie le persone: è la prima volta in cinquant’anni.” Racconta poi dello sciopero dei camionisti ma anche dei rincari dell’energia, e l’amara “ciliegina sulla torta” arrivata dalla crisi ucraina.
“Ieri una nostra nave – prosegue il signor Divella – che doveva caricare grano russo è rimasta bloccata nel porto di Rostov” e poi aggiunge: “Il grano nazionale è passato da 28 euro al quintale del giugno dell’anno scorso a 54€ mentre quello estero ieri è cresciuto del 10%, arrivando a 60€: una diretta conseguenza della guerra“.
Le persone, leggendo queste e altre notizie, stanno cominciando a capire che forse i prodotti saranno ancora reperibili e non c’è una vera “emergenza”. Ma che i prezzi, quelli sì, sono destinati a crescere. E allora “svuotano” gli scaffali.