Molte persone bevono fino a 4 tazzine di caffè al giorno. Ma forse non sanno che effetti hanno sul cuore. Ecco i risultati di un autorevole studio.
Il caffè è uno di quegli alimenti, anzi bevande, da sempre oggetto di controverse opinioni. Tralasciando la “scuola di pensiero” su come o se zuccherarlo, possiamo dire che almeno su una cosa siamo tutti d’accordo. Il caffè è corroborante, stimolante e assolutamente indispensabile per affrontare qualsiasi giornata. Quando si comincia a inserire l’abitudine della tazzina in un contesto di “salute”, però, le cose cambiano. Un giorno leggiamo di studi che posizionano il caffè tra le bevande da evitare. Soprattutto tra chi soffre di ipertensione. Altre volte viene demonizzato l’uso dello zucchero e/o dei dolcificanti usati per insaporire suddetta bevanda. In altri studi si consiglia un numero “tot” di tazzine al fine di dormire meglio/peggio/meno/più e via discorrendo. Ma allora dove sta la verità? Proviamo a scorgerla grazie ai risultati dell’ultimo autorevole studio condotto da uno staff operante alla McMaster University del Canada.
Cosa succede se bevo 3 o 4 tazzine di caffè al giorno?
Viene davvero da chiederselo, anche perché – diciamoci la verità – è la media quotidiana di molti italiani. Un caffè appena svegli, magari si fa “la doppietta”, poi un caffè in ufficio e infine un buon espresso (o Moka a seconda dei gusti) dopo cena. Chi pensa che di seguito verranno elencati gli effetti negativi sull’organismo di caffè, caffeina & co si sbaglia. A questo giro, sembra che gli studiosi abbiano scoperto ottime proprietà “curative” del caffè. Soprattutto per quanto riguarda il colesterolo. O meglio, il famoso “colesterolo cattivo”.
Infatti, i ricercatori canadesi avrebbero scoperto che “se si bevono da 3 a 4 tazzine di caffè al giorno, cioè da 600 a 800 mg di caffeina al giorno, si riduce il rischio di morte del 14% per malattie cardiovascolari.” Inoltre, gli stessi esperti avrebbero scoperto una correlazione tra consumo di caffeina e (minore) produzione della “lipoproteina a bassa densità”, quella che è più comunemente conosciuta come “colesterolo cattivo”. La caffeina e i suoi derivati, insomma, bloccherebbero l’attivazione di una proteina denominata “SREBP2”, quella responsabile dell’ipercolesterolemia.
Caffè e protezione del cuore. Con un “ma”
Sembra addirittura che con un consumo di caffè regolare (parliamo di circa 3 tazzine al giorno) sia possibile anche prevenire malattie cardiocircolatorie e infarti. Secondo il Dr. Enrique Galve, presidente di un comparto della della Società Spagnola di Cardiologia (SEC), “La caffeina aumenta la frequenza cardiaca e talvolta può aumentare la pressione sanguigna. Tuttavia, non c’è motivo per cui un iperteso che controlla la malattia non dovrebbe bere caffè. Qualsiasi soggetto iperteso o affetto da malattie cardiache può bere, in linea di massima, fino a 3 tazzine di caffè. Questo perché non è mai stato possibile dimostrarne la natura dannosa in relazione alla patologia cardiovascolare“.
Il dottor Galve aggiunge che l’effetto benefico del caffè sia dovuto alla presenza di antiossidanti, che favorirebbero il contrasto all’invecchiamento cellulare. Conclude che però, oltre una certa quantità – le 4 tazzine, insomma – il rischio di avere un infarto paradossalmente aumenta.
Insomma, gli amanti del caffè possono tirare un sospiro di sollievo. A meno che l’uso non diventi un abuso. È anche vero, tra l’altro, che quando si parla di “tazzine di caffè” ci si riferisce esplicitamente al caffè puro e senza aggiunta di zuccheri o dolcificanti. In caso di uso di zucchero & company, gli effetti benefici sopra indicati svanirebbero “nel nulla”. Insomma, come per molte altre cose probabilmente la verità sta nel mezzo. Va benissimo concedersi qualche caffè al giorno, ma non troppo e non troppo zuccherato. Il tutto nell’insieme di una vita regolare e senza eccessi, soprattutto una volta raggiunta “una certa età”.