Una domanda che molti si fanno a questo punto della storia, se cosi si può dire. Cosa si fa con quelle vecchie? Dove mettiamo le lire?
La moneta unica europea quest’anno ha festeggiato vent’anni. Due decenni sono passati da quel giorno che di fatto ha cambiato le nostre vite. Un momento indimenticabile che ha permesso a tutti di noi di confrontarci con qualcosa di completamente diverso da ciò che eravamo stati abituati a considerare quotidiano. Dal 2002 la storia è del tutto cambiato. Ma le lire rimaste? Cosa possiamo farci oggi con quelle banconote che non siamo riusciti a cambiare?
Quello che potrebbe capitarci, che di fatto è capitato dando origine all’intera vicenda, è trovare un quantitativo di banconote in lire, abbastanza consistente, da qualche parte in casa. Un vecchio cappotto, un porta oggetti, qualsiasi cosa insomma. Il problema a questo punto riguarda la destinazione finale delle banconote in questione. In merito alla situazione descritta, alla fine è dovuta intervenire la legge, è dovuto intervenire un giudice per fare in modo che la questione fosse compresa una volta per tutte, ci fosse in qualche modo un indirizzo finale.
Con l’entrata in vigore dell’euro nel 2002 fu fissato dopo dieci anni. Parliamo quindi del 2012. Questa, la data ultima per convertire per l’appunto nella nuova moneta tutte le vecchie lire ancora a disposizione dei cittadini. Chiaramente, come ampiamente ipotizzabile non tutti sono riusciti per quella data a disfarsi, per cosi dire di tutte le banconote in lire trovate, conservate o altro. Cosa succede a quel punto, come ci si regola se in effetti ci si ritrova con un bel gruzzoletto di vecchie lire da voler cambiare in un momento in cui la cosa non è di fatto più possibile?
Cosa succede se non si riesce a cambiarle? Cosa ci impone a questo punto la legge
Al momento la Banca d’Italia, attraverso i propri canali comunica che è ancora possibile effettuare il cambio da lire in euro. Questo, a patto che sia stata fatta richiesta di cambio tra il 6 dicembre 2011 ed il 28 febbraio 2012. In tal modo si andranno a considerare le varie date ufficializzate, spostate e modificate dalla legge nel corso degli ultimi anni. Testualmente le indicazioni contenute sul sito della Banca d’Italia ci dicono che la richiesta presentata “deve essere provata con una domanda scritta e firmata. Presentata al proprio istituto di credito o direttamente alla Banca d’Italia, presso la sede centrale o una delle sue filiali periferiche, anche tramite Pec o e-mail”.
L’ultima sentenza della Corte di Cassazione, quella di cui si è accennato in precedenza, ha affermato che vige la regola generale della prescrizione decennale (art. 2946 del Codice civile) per non perdere il diritto al cambio delle lire in euro. Il principio in questione va coordinato con la normativa speciale presa in considerazione anch’essa in precedenza.
Attraverso i criteri specifici la Corte Suprema ha infatti respinto definitivamente la richiesta di un cittadino. Questi aveva richiesto di cambiare 110 milioni di lire possedute. La sentenza dice che “la dichiarazione di incostituzionalità dell’abbreviazione del termine ha fatto rivivere il termine precedente”. A questo punto, continua, “corretta la tesi della banca, secondo cui occorreva dimostrare che entro quel termine (28 febbraio 2012), ossia quello originario e tornato in vigore dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, era stata formalmente chiesta la conversione delle banconote”.
La legge insomma si è espressa, e a questo punto appare chiara tutta al situazione e tutto ciò che in merito alla questione può o meno valere. I cittadini oggi, saranno di certo più consapevoli.