Invalidità e dipendenti pubblici: attenzione, le regole sono diverse

I dipendenti pubblici devono rispettare regole diverse rispetto ai dipendenti del settore privato, se vogliono usufruire delle pensioni di invalidità. Ecco quali.

La pensione di invalidità è il sostegno economico riconosciuto ai lavoratori afflitti da gravi patologie. In seguito alla visita da parte di specifiche Commissioni mediche, si riceve un definito grado di invalidità, per mezzo del quale, poi, si ha accesso ai benefici.

lavoratori statali
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Tale regime, però, non uguale per i lavoratori del settore privato e del settore pubblico. Nel pubblico impiego, infatti, ci sonoregole specifiche per godere dei trattamenti legati alla disabilità, analizziamo quali sono.

Dipendenti pubblici: cosa cambia rispetto al settore privato

Nel pubblico impiego, innanzitutto, il lavoratore può usufruire dei benefici legati all’invalidità solo se questi influiscono sullo svolgimento delle mansioni da svolgere. Nel caso in cui la disabilità sia attestata dalle Commissioni mediche dell’INPS, l’ente datore di lavoro dovrà assegnare al dipendente una mansione differente, ma di pari livello retributivo.

Se ciò non è possibile, allora si deve procedere con il pensionamento. Il lavoratore, dunque, indipendentemente dall’età anagrafica, verrà posto in pensione. Anche in questo caso, tuttavia, devono esserci specifiche condizioni: c’è bisogno, infatti, di almeno 14 anni, 11 mesi e 16 giorni di servizio.

Una differenza fondamentale con l’ambito privato sta nel fatto che l’infermità, per i dipendenti statali, da diritto all’aspettativa. Gli statali, infatti, non godono dell’assegno ordinario di invalidità (come i dipendenti privati) e, dunque, possono richiedere la pensione di inabilità solo se è finito il tempo di aspettativa e solo se continuano ad essere impossibilitati a lavorare, a causa della loro disabilità.

In cosa consiste l’inabilità

L’inabilità (ed il conseguente pensionamento) si avrà solo se non è possibile assegnare il dipendente ad una posizione lavorativa dello stesso livello. Nell’ambito della Pubblica Amministrazione, poi, sono previste delle condizioni differenti per l’accesso a tale misura:

  • almeno 15 anni di servizio per i dipendenti dello Stato e del settore di difesa e sicurezza;
  • almeno 20 anni di servizio per i lavoratori dell’ambito Sanità ed Enti Locali.

Nelle ipotesi di infermità gravissima, infine, c’è bisogno di 5 anni di contributi versati, di cui 3 nel quinquennio precedente la data della richiesta di pensionamento.

Inabilità assoluta

Qualora il lavoratore sia dichiarato inabile, gli verrà riconosciuta la dispensa dal servizio. Ma quando un lavoratore è inabile al lavoro? Il DPR n° 171 del 2011, a tale proposito, stabilisce che “un lavoratore  è considerato inidoneo in maniera permanente ed assoluta nel caso in cui l’inidoneità venga riconosciuta dalle competenti Commissioni mediche e nel caso in cui abbia accumulato almeno 14 anni 11 mesi e 16 giorni di servizio”. È necessaria, inoltre, la risoluzione del rapporto di lavoro con la motivazione dell’inidoneità al servizio.

Procedura per il riconoscimento nell’inabilità nel settore scuola

Nel pubblico impiego, la Commissione Medica di Verifica ha il potere per la concessione del beneficio. Per il settore scuola, questo meccanismo è in vigore da anni.

Il lavoratore, dunque, deve presentare domanda alla Commissione Medica di Verifica, per l’accertamento dell’invalidità che impedisce di prestare attività lavorativa.

Se, in seguito alla visita, la Commissione riconosce la condizione di salute del richiedente, redige apposito verbale, il quale viene inviato anche alla scuola. In tal modo, l’istituto scolastico può procedere con la dispensa del lavoratore. Quest’ultimo, infine, dovrà fare domanda di pensione presso l’Ufficio Scolastico Provinciale.

Requisiti per la pensione di inabilità

La pensione decorre dal primo giorno successivo alla dispensa. I dipendenti con un grado di invalidità superiore al 74%, hanno diritto ad un aumento sulla pensione. Possono, infatti, recuperare fino a 5 anni di contribuzione, utile per raggiungere i requisiti per la pensione, nel limite, ovviamente, del tetto massimo di anzianità contributiva di 40 anni. Per potervi accedere, è necessario possedere almeno 5 anni di servizio, di cui 3 nel quinquennio precedente la richiesta di pensione. C’è sempre bisogno della preventiva verifica da parte della Commissione Medica competente, la quale deve attestare lo stato di impossibilità permanente al lavoro.

Con la riforma Dini del 1996, gli statali possono godere del regime di applicazione della pensione di inabilità assoluta e permanente, a qualsiasi età. Sotto tale aspetto, dunque, sono assimilati ai lavoratori del settore privato.

I poteri di controllo da parte della scuola

Esiste anche un meccanismo attraverso il quale la scuola può richiedere il parere della Commissione Medica, per verificare l’assoluta impossibilità lavorativa del proprio dipendente.

In tale ipotesi, la domanda, unita al certificato medico, deve giungere direttamente presso la scuola di servizio. Successivamente ci sarà la visita da parte della Commissione e, dopo la redazione del verbale, l’Ufficio Scolastico Provinciale proseguirà con la risoluzione del rapporto di lavoro.

La decorrenza della pensione parte dal primo giorno del mese successivo a quello della fine del rapporto di lavoro, se questo interviene prima della presentazione della domanda. Decorre, invece, subito dopo la data di risoluzione, se la domanda proviene da un lavoratore in servizio.

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