Il rendimento del Treasury a 2 anni ha superato brevemente i 10 anni martedì scorso per la prima volta dal 2019. Un segnale che potrebbe presagire l’avvio di una nuova recessione.
Se i prossimi rialzi dei tassi della Fed, per contrastare l’inflazione possono avviare una nuova spirale recessiva, l’Italia si trova oggi quasi in balia degli eventi.
Chiarendo che l’inversione è durata solo alcuni minuti prima che le obbligazioni tornassero a uno spread di 5 punti base, ripetendosi poi giovedì 31, in generale questo non è buon segnale per le prospettive a lungo termine. Il rallentamento della crescita economica non sembra più una questione puramente teorica.
In questo contesto l’Italia sembra poter fare da precursore date le aspettative di crescita rallentate notevolmente a causa dell’aumento generale dei prezzi e dei costi per le imprese. Il ritorno dell’Italia ai livelli precedenti la pandemia, slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo. Lo evidenzia il rapporto del Centro Studi di Confindustria, che spiega come l’economia italiana a causa delle conseguenze commerciali del conflitto sta subendo perdite non pienamente compensata dalla ripresa attesa nella seconda metà dell’anno.
A ciò farebbe seguito una crescita di +1,6% nel 2023, mentre quella del 2022 risulta minore e meno favorevole di quanto stimato. Quest’anno si registrerebbe un incremento del +1,9%, con una decurtazione superiore al 50% dello scenario delineato appena lo scorso ottobre. Rivolgersi al governo per chiedergli di sostenere gli aggravi al posto del settore privato è improbabile. Al contrario è possibile un piano di contingentamento dei consumi per famiglie e imprese qual ora la Russia escludesse l’Unione europea dal mercato delle materie prime. In questo scenario, così come avvenuto negli anni ’70 l’Italia ma anche altri paesi europei potrebbero mettersi d’accordo nel razionare i consumi dei privati.
L’Italia rischia una nuova recessione. La possibilità di uno stop alle forniture di materie prime
Negli anni Settanta, ai locali fu imposto di chiudere prima della mezzanotte per risparmiare luce. Qualcosa di simile potrebbe essere previsto anche oggi. La Germania ha messo a punto un piano d’emergenza per affrontare un eventuale stop alle forniture di gas dalla Russia. Il ministro dell’Economia e vice cancelliere, Robert Habeck, ha invitato cittadini e imprese tedeschi a ridurre i consumi della materia prima. Questo in previsione della scelta della Russia di mantenere la clausola degli acquisti di gas e petrolio, effettuabile soltanto in rubli. Non solo l’energia con petrolio e carbone, bensì un po’ tutte le merci vendute dalle società russe: grano, fertilizzanti, metalli, legname.
Poiché i paesi europei sono contrari e hanno già rifiutato la richiesta di Mosca, che invalida altrimenti l’effetto delle sanzioni, il rischio più concreto è che gli scambi commerciali, compreso il gas vengano sospese. Se la richiesta di regolare gli scambi nella valuta russa si riaffaccerà entro qualche settimana, non serve arrivare a una situazione estrema per considerare gli effetti negativi già scontati oggi su inflazione e costo dell’energia.
Gli effetti della crisi si sconta comparto industriale italiano
Gli effetti della crisi a livello globale influenzano in modo particolare e diseguale il comparto industriale italiano nei settori più energivori: metallurgico, chimico, della ceramica e del vetro. Gli altri comparti sono quelli dei trasporti compreso quello turistico nonché più indirettamente quello agricolo.
Mentre il prezzo del petrolio rimane arroccato intorno ai 115 dollari al barile, mentre taglio delle accise di 25 centesimi al litro scadrà tra tre settimane. Se rinnovarlo appare costoso e molto poco sostenibile, il sostegno economico alle famiglie è un altro costo che aggiunge un peso significativo al debito pubblico. La spesa negli ultimi dieci mesi, soltanto per sostenere il caro energia è stata di 20 miliardi di euro. I rincari che hanno caratterizzato il costo di luce e gas per gli italiani sono stati del 55% per le bollette luce e oltre il 40% per quelle del gas.