Alimenti, è uscita una speciale classifica di Coldiretti sui prodotti che hanno subito i maggiori rincari nell’ultimo mese. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
La guerra in Ucraina rischia di far esplodere in occidente una vera e propria crisi alimentare. Una situazione molto difficile anche perché la popolazione del vecchio continente si era già ritrovata a dover sostenere dei rincari energetici che stanno portando alla povertà tantissime famiglie.
E quanto sta accadendo sul suolo ucraino, può adesso mettere a rischio le capacità di approvvigionamento alimentare di tantissime nazioni. Il costo della vita insomma, è sempre più alto, e se i governi non interverranno con decisione, il rischio nei prossimi mesi è quello di vedere la maggior parte delle aziende sprofondare in piena recensione.
Alimenti, ecco la nuova classifica appena stilata da Coldiretti sulla base dei dati Istat
Non bisogna dimenticare poi come al momento in Italia, circa 5,6 milioni di persone si trovano a vivere una condizioni di povertà assoluta. Non ci è dato sapere per quanto ancora questi aumenti non causeranno una vera e propria crisi sociale nel territorio. E in questi giorni, l’associazione Coldiretti ha pubblicato una lista su quali prodotti nel 2022 hanno subito i maggiori rincari.
Una classifica molto particolare e interessante, che è stata elaborata sulla base dei dati pubblicati dall’Istat sull’inflazione nel mese di Marzo 2022. Ma vediamo adesso chi è in cima alla lista della classifica pubblicata da Coldiretti. Come era logico che fosse, tra gli alimenti che hanno subito i maggiori rincari, c’è l’olio di semi, sia di mais che di girasole. Il motivo non è difficile da comprendere. L’Ucraina è infatti il maggior esportatore di questi prodotti, ma da quando è iniziata la guerra, la nazione è stata costretta a interrompere le forniture verso gli altri paesi.
Un danno che tocca nel profondo anche l’industria italiana. Non bisogna dimenticare infatti che l’olio di semi è indispensabile a tantissime aziende che producono biscotti e prodotti simili.
Alimenti, se i rincari non si fermano l’intera filiera agroalimentare è a rischio
Al secondo posto di questa classifica ci sono poi le verdure, che hanno subito negli ultimi tempi un rialzo sul prezzo di circa il 18 per cento. Al terzo posto c’è invece il burro, che visto il suo costo aumenta del 17 percento. A seguire pasta e frutti di mare, e poi farina e carne di pollo. Insomma la situazione è molto critica, e purtroppo non lo è soltanto per le famiglie italiane.
Se questi rincari non si fermano, o non tornano ai livelli precedenti il conflitto, c’è il rischio che nel nostro paese vada in crisi l’intera filiera agroalimentare. Come ha rimarcato di recente la Coldiretti, i compensi attuali che il governo ha riconosciuto agli agricoltori come contributo economico per la crisi, sono sostanzialmente inutili. Nel senso che la loro entità è troppo modesta, e non riesco nemmeno a coprire i costi di produzione che le aziende agricole si ritrovano a sostenere.
Coldiretti lancia l’allarme: senza intervento del governo a rischio 1 impresa su 10
L’associazione lancia un allarme molto serio, spiegando che se le cose non cambiano, un’impresa agricola su dieci rischia di fallire. Anche perché esistono degli incrementi su alcuni prodotti che molti non conoscono, ma che invece sono fondamentali alla sopravvivenza dell’intera filiera. Basti solo pensare che il prezzo del mangime è aumentato del 129 per cento, così come i concimi che hanno subito invece un incremento del 90 per cento.
Per questo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha chiesto al governo di intervenire al più presto prima che sia troppo tardi. Secondo l’uomo è indispensabile in questo momento “lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni“.
Alimenti, perché l’Ucraina viene considerata il paniere d’Europa
Ma come spiegavamo in precedenza, tutta questa situazione risulta strettamente legata a quanto sta accadendo in Ucraina. Come ha ribadito in questi giorni Roman Leshchenko, ministro dell’agricoltura ucraino, esiste un motivo d’altronde se la sua nazione è considerata il “paniere d’Europa”. Oltre all’olio di semi, l’Ue da questo paese importa anche consistenti quantità di frumento. E parliamo di materie prime che non riguardano soltanto il consumo diretto, ma anche quello che occorre per mantenere gli animali negli allevamenti.
Anche perché, prima dello scoppio della guerra, il governo di Kiev era arrivato ad esportare fino all’80 per cento dei suoi prodotti. Ad esser maggiormente dipendente dall’Ucraina in tal senso, sono alcuni paesi emergenti come l’Egitto e la Somalia. In ogni caso, il rischio che possa scatenarsi una vera e propria crisi alimentare è molto alto.