Il mutamento importante dell’ordine geopolitico ha conseguenze dirette sul sistema economico globale sul lungo periodo. Questo ha influito in modo decisivo sui tassi di interesse dei mutui.
La caduta della globalizzazione comporta un ritorno all’inflazione, per l’incapacità dei governi nazionali di sobbarcarsi il peso degli squilibri della bilancia commerciale.
L’innalzamento di nuovi confini commerciali amplifica la necessità di intervento statale nell’economia, costretta sul medio periodo a fare i conti con l’incapacità di sopperire alla domanda interna. L’adattamento a un nuovo sistema economico, non sembra transitorio ma anticipa eventi economici difficili da superare.
Il futuro dei tassi di interesse, l’effetto negativo sui mutui
In questo contesto le banche centrali hanno accumulato debiti nel tentativo di contrastare le perdite economiche e regolare con i tassi di interesse l’aumento dell’inflazione. Per questo motivo per le famiglie italiane potrà presentarsi il problema dei tassi del mutuo in aumento.
In questa particolare situazione le banche aumentano il costo del denaro per diminuire la liquidità in circolazione, regolando indirettamente l’inflazione. Il 2022 vedrà molto probabilmente entro l’autunno l’intervento della BCE per aumentare i tassi di interesse. Questo influisce direttamente sul costo del debito per le famiglie che stanno finanziando un mutuo o un prestito di altra natura.
Il tasso d’inflazione di febbraio degli Stati Uniti è stato pari al 7,9%, si tratta del dato più alto registrato in 40 anni. Le pressioni inflazionistiche sono dovute in gran parte all’andamento dei prezzi dell’energia, dei prodotti alimentari e del settore immobiliare. Di fronte a questi la Fed ha dovuto necessariamente inasprire la propria politica monetaria annunciando rialzi dei tassi maggiori di 2 punti percentuali nel 2022 e altri 0,75 nel 2023.
Oggi per un mutuo a tasso fisso l’interesse differisce in base ai termini ed è pari a:
- 1.21 per un mutuo a 10 anni
- 1.26 per un mutuo a 20 anni
- 1.14 per un mutuo a 25 anni
- 1.03 per un mutuo a 30 anni
Perchè l’inflazione incide sul costo del mutuo
Quando l’inflazione e troppo alta i salari non possono venire adattati in tempo riducendo di conseguenza il potere d’acquisto di famiglie e imprese. Di conseguenza, le banche riducono l’accesso al credito aumentando gli interessi per i prestiti. Questo limita le spese e gli investimenti, diminuendo la domanda e il denaro in circolazione e influendo quindi sui prezzi. Per tenere sotto controllo l’inflazione, la BCE che è responsabile della politica monetaria di tutta l’eurozona interviene sui tassi d’interesse, aumentandoli. È facile a questo punto intuire il legame che intercorre tra mutui e inflazione.
Attualmente tuttavia la tendenza prosegue a ribasso: dal marzo 2019 al marzo 2022 il tasso medio a tre mesi è passato dallo -0,309 allo -0,5. Chi paga un mutuo a tasso fisso non ha da preoccuparsi perché l’interesse pattuito rimane invariato sino alla scadenza contrattuale. Più rischioso invece aprirne uno nei prossimi mesi o avere in essere un mutuo a tasso variabile. Questi sono naturalmente più convenienti perché scontano sull’offerta l’incertezza del futuro andamento dei tassi di interesse.
I margini di incertezza più ampi perché i coefficienti di riferimento sono condizionati dalle oscillazioni del mercato. È proprio in questo caso che l’inflazione in aumento può diventare un problema e pesare sull’entità delle rate.