“Mi sveglio sempre alle 3 di notte”: il tuo corpo vuole dirti questo

Forse a molti è capitato di parlare con un amico e confidargli di svegliarsi sempre alle 3 di notte. Quasi ci fosse una “suoneria” biologica particolare.

In effetti, a chi succede, sembra abbastanza “inquietante” svegliarsi in piena notte e vedere sempre il solito orario “spaccato”. Le 3 di notte. O comunque un orario compreso tra le 2 e le 4. Ma cosa significa realmente? Ecco gli incredibili messaggi inviati dal corpo.

le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi
Adobe Stock

I disturbi legati al sonno sono molto frequenti. Tuttavia, alcuni eventi possono apparire davvero strani. Soprattutto per chi, in linea generale, non soffre di insonnia. La particolarità dei risvegli presa in esame in questo articolo, è legata ad una fascia oraria. Tra le 2 e le 4 del mattino. Alcuni studi hanno spiegato perché succede, e quali azioni si possono intraprendere per arginare il fenomeno.

Perché ci si sveglia alle 3 di notte

L’organismo, quando ci si addormenta, entra in una modalità particolare, che serve a rigenerarsi. La temperatura corporea si abbassa leggermente, la pressione del sangue si stabilizza, e a livello onirico il cervello elabora le informazioni accumulate durante la giornata. Se ci si sveglia all’improvviso, significa che l’organismo ha riattivato il sistema nervoso, perché c’è qualcosa che non va.

Il battito del cuore ricomincia ad andare più veloce, spesso il risveglio è accompagnato da stati di confusione, sudorazione e agitazione. In alcuni casi diventa molto difficile riaddormentarsi. Ma perché succede tutto questo? Le ragioni possono essere varie.

Ad esempio, può capitare di avere delle apnee notturne. Significa che si smette di respirare completamente per almeno 10 secondi. L’ossigeno non arriva più al cervello e questo, per meccanismo di difesa, lancia un “allarme” a tutto il corpo, costringendolo a svegliarsi. Le apnee notturne non sono un fenomeno pericoloso di per sé, ma possono suggerire problemi respiratori, magari dovuti al fumo.

In altri casi, se ci si sveglia madidi di sudore e con una sensazione di “bruciore” su arti e petto, può trattarsi di “vampate” dovute alla menopausa. Ovviamente, questo fenomeno accade alle donne, in un’età che solitamente va dai 45 anni in su. Con il passare degli anni, poi, la qualità e la quantità del sonno cambiano, ma è un fatto fisiologico.

A causare risvegli continui, soprattutto all’alba, potrebbe anche essere un segnale d’allerta sui valori della glicemia. Chi soffre di diabete o ha troppi zuccheri nel sangue, tendenzialmente si sveglia di notte, tra le 3 e le 5, nel momento in cui i valori raggiungono il picco.

Cosa fare in caso di risvegli frequenti

Naturalmente, se il fenomeno è sporadico non c’è niente di cui preoccuparsi. In caso diventi troppo frequente e causi disagi anche la giornata seguente, è meglio consultare il medico. Un’analisi o un check-up in più non fanno mai male. Ad ogni modo, ci sono alcune piccole accortezze da adottare, in linea generica, per riposare meglio.

Innanzitutto, se il risveglio è “completo”, meglio alzarsi dal letto, fare due passi e bere un bicchiere d’acqua. Tentare di stare a letto forzatamente aumenterà solamente la frustrazione. Evitare in ogni caso di riaccendere il telefonino, perché in quel caso le attività cerebrali sono ancora più stimolate. Non si riuscirebbe più a dormire.

Se possibile, allontanare la marea di pensieri che inevitabilmente potrebbe “travolgere”. Piuttosto accendere una luce “calda” e non troppo forte, e magari leggere qualche pagina di un libro. Un’altra soluzione da provare è cercare di regolarizzare la respirazione, facendo dei semplici esercizi. Tutte queste azioni possono far tornare la calma e agevolare il ritorno al sonno.

(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

Gestione cookie