Telepass, è arrivato una nuova stangata per gli utenti ed è stata l’azienda a comunicarlo. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
Una nuova stangata sta per abbattersi su tutti i consumatori abituali del Telepass. A partire infatti dai primi di luglio, sono previsti dei nuovi aumenti sui prezzi del pedaggio in autostrada che coinvolgeranno anche coloro che possiedono un abbonamento.
La notizia è arrivata direttamente dall’azienda, che lo ha comunicato ai propri clienti attraverso una mail.
Telepass, nuovi rincari in vista: ecco la comunicazione dell’azienda
In questa, i consumatori venivano informati del fatto che sarebbero cambiate le condizioni di utilizzo del contratti. È stata infatti imposta una modifica unilaterale per introdurre questi nuovi aumenti.
Come si legge nel comunicato diffuso dall’azienda c’è stata “l’esigenza di aumentare – per la prima volta dal lancio del Telepass Family avvenuto nel 1997 – i canoni del Telepass Family e dell’Opzione Twin (se attiva). L’incremento (su base mensile di 0,57 euro, Iva inclusa, per il Family, e di 0,28 euro, Iva inclusa, per il Twin comprensivo dell’Opzione Premium/ Assistenza Stradale Italia), viene spiegato nella comunicazione, “nasce in ragione del progressivo mutamento del contesto tecnologico, di mercato e organizzativo in cui opera Telepass”.
Telepass, è possibile rifiutare questi nuovi aumenti sui contratti?
Ma cosa accade se un cliente si rifiuta di accettare questi nuovi aumenti sui prezzi? A spiegarlo è la stessa azienda. Gli utenti avranno la facoltà di poter recedere il contratto senza costi aggiuntivi. Questo però a patto che lo facciano entro il termine ultimo del 30 Giugno 2022.
Si avranno poi sei mesi di tempo per restituire a Telepass il dispositivo che permette il passaggio in autostrada. Questi incrementi sono già stati decisi, e dunque i consumatori non possono fare altro che adeguarsi.
I rincari non si fermano e il governo ha stanziato nuove risorse nel Def
Intanto il governo ha deciso di stanziare delle nuove risorse per il mese di aprile allo scopo di aiutare la popolazione. La guerra, i rincari dell’energia e le materie prima, e dunque anche sul costo del carburante, stanno mettendo a dura prova la capacità economica dei cittadini.
In particolar modo, l’aumento esagerato delle utenze di luce e gas sta trascinando tantissime persone sotto la soglia di povertà. E nel nuovo def, il governo ha deciso di mettere a disposizione una cifra pari a 9,5 miliardi di euro per il mese di Aprile.
Già lo scorso mese era stato varato il decreto energia. Nel testo era stato stabilito un taglio sulle accise pari a 25 centesimi che ha fatto scendere subito il costo del carburante. Il problema è che si tratta di una misura temporanea che scade il primo aprile.
Cosa c’è scritto nella bozze del Def
Nella bozza del Def si può leggere come questi fondi “saranno destinati a quattro ordini di interventi ulteriori interventi per contenere i prezzi dei carburanti e il costo dell’energia; l’aumento delle risorse necessarie a coprire l’incremento dei prezzi delle opere pubbliche; l’incremento dei fondi per le garanzie sul credito; ulteriori misure che si rendano necessarie per assistere i profughi ucraini e per alleviare l’impatto economico del conflitto in corso in Ucraina sulle aziende italiane”.
Per quanto invece riguarda l’impatto che queste misure avranno sul pil, è stato stimato sullo 0,2 per cento nel 2022.
I rincari stanno mettendo in ginocchio tantissimi settori economici in Italia
Ad essere colpito in modo molto duro da questi rincari è il settore agricolo nel nostro paese, come ha sottolineato in questi giorni Coldiretti. D’altronde, basta solo pensare che il concime ha visto lievitare il suo prezzo del 120 per cento. A questi ritmi, Coldiretti stima che almeno un’impresa su dieci è destinata a chiudere nel breve termine.
Anche perché gli aiuti del governo al settore si stanno rivelando assolutamente insufficienti in quanto ad entità. Troppe poche risorse per un settore che per restare aperto, sopporto ogni giorno delle spese molto importanti. Lo stesso problema in fondo lo ha anche il settore della pesca.
Qui oltretutto la categoria si è sentita doppiamente beffata. Questo perché il taglio delle accise disposto da Draghi non li riguarda. Non tutti lo sanno, ma visti i costi e la grande quantità di carburante che consumano, le imbarcazioni sono già esentate dai costi delle accise. E dunque per loro il taglio a 25 centesimi non ha significato nulla in quanto non li riguardava.