La pensione di reversibilità è assegnata secondo ben precisi criteri che tengono conto dei redditi del percettore.
La pensione ai superstiti consiste in una prestazione erogata dall’INPS, tenendo conto di specifici limiti di reddito. Il quadro delle fasce di reddito 2022 e le regole applicate.
Novità interessanti per quanto attiene alla pensione di reversibilità 2022. Molti sapranno che l’esercizio di un’attività lavorativa o l’avere altri redditi può comportare diminuzioni della pensione spettante al coniuge del pensionato o del lavoratore defunto, detta appunto ‘ai superstiti’.
Ciò di cui vogliamo occuparci di seguito attiene ai limiti di reddito per il trattamento ai superstiti, che crescono nel 2022. Infatti per quest’anno il limite di reddito che il coniuge non deve oltrepassare per conseguire il 100% della prestazione arriva a 20.490 euro. Attenzione però: la diminuzione non si applica in ipotesi di figli minori. I dettagli.
Pensione di reversibilità: il rapporto con eventuali attività lavorative ed altri redditi
Come opportunamente indicato nel sito web ufficiale dell’INPS, la pensione ai superstiti consiste in un trattamento pensionistico assegnato in favore dei familiari superstiti:
- in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità);
- in caso di decesso dell’assicurato (pensione indiretta).
Per espressa disposizione normativa, sia la pensione di reversibilità che la pensione indiretta sono di regola corrispondenti al 60% della pensione in precedenza incassata dal soggetto ora defunto. Tuttavia, in caso di redditi personali superiori di tre volte il trattamento minimo Inps la quota di prestazione versata nei confronti del coniuge cala di una percentuale tanto più alta, quanto maggiore è il reddito.
In particolare, le soglie di riduzione del trattamento sono stabilite dall’art. 1, comma 41 della legge n. 335 del 1995, avente ad oggetto la riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare.
Dette soglie comportano un abbattimento del 25%, del 40% e del 50% della prestazione laddove il reddito del superstite superi rispettivamente tre, quattro o cinque volte il trattamento minimo Inps valevole per l’anno in corso moltiplicato per 13 mensilità.
Pensione ai superstiti: le fasce di reddito e i tagli al trattamento
Come anticipato in precedenza, quest’anno il tetto limite per evitare la riduzione dell’importo della pensione corrisponde a 20.489,82 euro.
Invece, nel caso in cui il coniuge del defunto ottenga:
- un reddito annuo al di sopra di tale soglia, e fino a 27.319,76 euro, subirà una riduzione della prestazione spettante pari al 25%;
- un reddito annuo tra i 27,319 euro e i 34.149,70, il taglio sale al 40%;
- un reddito sopra a 34.149,70 euro annui, la riduzione del trattamento sarà pari al 50%, vale a dire più di 5 volte il trattamento minimo Inps.
Se ci si chiede quali sono i redditi da considerare nel calcolo, essi sono sostanzialmente i redditi assoggettabili all’IRPEF, al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali, tranne i trattamenti di fine rapporto e correlate anticipazioni, il reddito della casa di abitazione e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata.
Attenzione però: del calcolo del reddito, non fanno parte altresì la pensione ai superstiti oggetto della verifica e le possibili altre pensioni ai superstiti.
La rilevanza della dichiarazione reddituale
In tema di pensione ai superstiti e obblighi da rispettare, il beneficiario deve inoltre ricordare quanto segue:
- Sia all’atto della domanda di pensione che negli anni posteriori, egli deve presentare una dichiarazione reddituale che comprovi i redditi percepiti nello stesso anno, allo scopo di determinare l’esatta misura della eventuale riduzione da far valere sulla pensione;
- In caso di redditi di poco al di sopra del limite previsto per ogni fascia di reddito, è valevole una norma di salvaguardia del beneficiario, per cui il trattamento che scaturisce dal cumulo dei redditi con la pensione ai superstiti diminuita non può comunque essere al di sotto di quello che spetterebbe alla stessa persona laddove il reddito fosse corrispondente al limite massimo delle fasce immediatamente anteriori a quella in cui si situa il reddito percepito.
Ricordiamo infine che in determinati casi la riduzione non scatta. Infatti i limiti di cumulabilità di cui alla citata legge n. 335 del 1995 valgono nelle circostanze di pensione spettante al mero coniuge, ai genitori o a fratelli e sorelle. Invece, i limiti non scattano nelle ipotesi nei quali siano titolari del trattamento in oggetto figli, minori, studenti o inabili anche se in concorso con il coniuge. Infatti, l’ordinamento garantisce la possibilità di cumulare del tutto la pensione del defunto con i redditi vantati.