Conviene tenere i soldi in banca o sotto il materasso? Le preoccupazioni degli italiani con la guerra alle “porte”

Forse qualcuno si starà chiedendo dove o come tenere il denaro con la guerra “alle porte”. Sotto al materasso? Oppure in banca?

Il fatto è che, con la guerra in Ucraina che sembra voler ampliare il suo (distruttivo) raggio d’azione, il nostro denaro non è più al sicuro come prima. Perché a seconda di come evolverà la situazione, si possono sviluppare diversi scenari. Non parliamo di un conflitto armato nel nostro Paese. Ma dell’economia e del potere d’acquisto.

denaro con la guerra
Adobe Stock

Certo, con le notizie che circolano ogni giorno, l’incubo “guerra” sembra stia avvicinandosi sempre di più. Ciò che ci sembrava impossibile – un ritorno alle armi – comincia a diventare una possibilità. Remota, “inauspicabile” – per usare un’accezione scorretta ma d’impatto – da rigettare con tutte le forze. Ma potrebbe accadere, quantomeno molto vicino a noi, ancora più vicino che adesso. E nel caso di un allargamento del conflitto, e della conseguente inflazione, cosa succederebbe ai nostri soldi?

Anche gli esperti se lo sono chiesto. E hanno ipotizzato tre possibili scenari. Chi è “debole di cuore” meglio non continui la lettura. Perché non siamo di fronte a delle belle prospettive.

Cosa succederà al nostro denaro con la guerra in Ucraina? Ce lo dicono gli esperti

Un primo campanello d’allarme ci arriva dalle analisi degli esperti di Bankitalia, che hanno analizzato ciò che potrebbe innescare l’inflazione nei prossimi 2 anni. A seconda di come cambieranno gli eventi legati alla guerra in Ucraina.

Come sappiamo, l’inflazione fa perdere valore alle banconote. Non è certo la prima volta che accade e ci sono stati diversi momenti storici critici da questo punto di vista. Ma adesso siamo in una delle situazioni classificate come “più a rischio”, a causa della guerra.

Il Bollettino Economico 2022 stilato dalla Banca d’Italia, è impietoso. Nel documento si legge (tra le altre cose) quanto segue: “Il ciclo economico mondiale si è indebolito; l’inflazione è ulteriormente cresciuta. Dall’inizio dell’anno l’attività economica globale ha mostrato segnali di rallentamento, dovuti alla diffusione della variante Omicron del coronavirus e, successivamente, all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’inflazione è ulteriormente salita pressoché ovunque (al 7,5% in marzo nell’area dell’euro), continuando a riflettere i rialzi dei prezzi dell’energia e le strozzature dal lato dell’offerta. Gli effetti del conflitto sui mercati finanziari globali sono stati significativi, seppure in parte rientrati nelle ultime settimane. La volatilità è elevata in molti segmenti di mercato. La guerra acuisce i rischi al ribasso per il ciclo economico mondiale e al rialzo per l’inflazione.”

I tre scenari previsti dagli esperti

Nel caso più auspicabile, ovvero di un vicino accordo tra Russia e Ucraina, gli esperti ipotizzano che il costo della vita rimarrebbe al 4% almeno per tutto il 2022. Ma potrebbe scendere all’1,8% già dal 2023.

Se il conflitto, anche senza prendere pieghe più “gravi” dovesse continuare a tenere mercati e politica in sospeso, la vita potrebbe costare fino al 5,6% per tutto l’anno corrente. E nel 2023 scendere “solamente” al 2,2%.

Nell’ipotesi peggiore, ovvero lo stop della Russia al gas, ci ritroveremmo con un’inflazione anche fino all’8%. Con una diminuzione di poco più del 2% prevista per l’anno prossimo. In soldoni, tanto per fare un esempio pratico, i 10 mila Euro di oggi potrebbero valerne solo 9.200 quest’anno e ancora meno nel 2023: solo 8.900.

Gestione cookie